(Adnkronos) – Raggiunto l'accordo di maggioranza, la manovra 2024 arriva in Parlamento 'senza emendamenti'. Cosa vuol dire? Le forze che appoggiano il governo Meloni si sono impegnate a non provare a modificare un testo che diventa sostanzialmente blindato. Gli emendamenti, sia alla Camera sia al Senato, ovviamente ci saranno ma saranno tutti firmati dalle forze di opposizione, che avanzeranno proposte di modifica con pochissime chance di essere accolte ma con il chiaro intento di mettere in difficoltà il governo.
L'iter parlamentare non cambierà nella forma. Sarà depositato il testo della manovra, ci sarà sia alla Camera sia al Senato un percorso scandito dalla discussione in commissione, dall'esame degli emendamenti, dall'approvazione del testo in commissione. Poi, in aula, la stessa trafila, fino all'approvazione finale. Qualora il governo dovesse andare sotto in Commissione, con l'approvazione di un emendamento dell'opposizione, ci sarebbe il tempo per 'rimediare' con un emendamento del governo in aula. Allo stesso modo, se il testo licenziato da un ramo del Parlamento dovesse essere modificato dall'altro, una terza lettura potrebbe rimettere le cose a posto. Come, del resto, succede sempre anche in presenza di emendamenti presentati dalla maggioranza. Chi sostiene che la scelta di non presentare emendamenti sia un'innovazione positiva, è la prima volta che succede nella storia parlamentare, affida le sue argomentazioni a una tesi principale: si evita il tradizionale 'assalto alla diligenza', con migliaia di emendamenti, e un esame lungo e tortuoso che approda generalmente alla riscrittura della manovra attraverso un maxi-emendamento e una serie di voti di fiducia incrociati. Una scorciatoia utile, si dice, soprattutto in una stagione di scarse risorse e con l'esigenza di concentrarle su pochi interventi mirati. L'iter parlamentare cambierà però, e non poco, nella sostanza. Nella nota che ha accompagnato la notizia del raggiunto accordo di maggioranza, Palazzo Chigi ha evidenziato che "il governo terrà conto con grande attenzione del dibattito parlamentare e delle considerazioni delle forze di maggioranza ed opposizione". In quale modo? Qui hanno gioco abbastanza facile le argomentazioni di chi, all'opposizione ma anche all'interno della maggioranza, ritiene che la scelta non solo sia sbagliata ma che rappresenti un vulnus. La ricerca di un 'incidente di percorso' diventa l'unico strumento per esercitare la dialettica parlamentare e può tentare anche chi, tra i parlamentari delle forze che sostengono il governo, vuole mandare un segnale politico. Chi sostiene la tesi del vulnus può anche sostenere che si tratti di un vulnus senza precedenti. Di manovre complesse in passato ce ne sono state molte ma nessuna maggioranza ha mai scelto la strada che si intraprende oggi. Restando ai tempi recenti, non l'ha fatto il governo Monti in piena crisi finanziaria, con una maggioranza larga. Non l'ha fatto il governo Draghi, con una maggioranza che escludeva solo Fratelli d'Italia. Si dirà, difficile in questi casi citati arrivare un accordo preventivo di maggioranza. D'altra parte, però, restano da tenere in considerazione le prerogative di una democrazia parlamentare. Con il Parlamento sempre meno centrale. (Di Fabio Insenga) —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)