(Adnkronos) – La stangata sulle pensioni dei medici prevista dalla bozza di manovra è l’ennesimo attacco frontale ad una categoria che per tutta la vita ha pagato tasse e contributi fino all’ultimo spicciolo. Una categoria che con il proprio lavoro non solo si prende cura della salute dei cittadini, ma che, come evidenziato più volte da Cida, rientra in quel 13% di lavoratori che guadagnando più di 35mila euro l’anno si fa carico del 60% dell’Irpef. E tutto questo si somma al taglio del 10% dell’indicizzazione delle pensioni più alte, previsto sempre in manovra, che subiranno quindi una ulteriore riduzione. "Un atteggiamento persecutorio che sembra aver raggiunto il suo apice con questo provvedimento, sovvertendo qualsiasi forma di equilibrio tra i contributi versati in tanti anni di lavoro ed un riconoscimento previdenziale cui il pensionato ha diritto", dichiara Guido Quici, vicepresidente Cida e presidente Cimo-Fesmed. "Cambiare le carte in tavola in questo modo andando a penalizzare sempre e solo le stesse categorie crea sfiducia nelle istituzioni e nella politica in generale", continua. "Anche questo Governo, come già fatto in passato, si accanisce allora contro i soliti noti facendo poco o nulla per recuperare quei 90 miliardi di gettito fiscale persi ogni anno a causa dell’evasione. Il risultato? Un prevedibile fuggi fuggi dal Servizio sanitario nazionale di tutti quei sanitari che invece avrebbero voluto continuare a lavorare, anche per abbattere le liste d’attesa", conclude Quici. —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)