(Adnkronos) –
Sale di giorno in giorno il bilancio delle persone uccise nelle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza, controllata da Hamas, scattate dopo il terribile attacco del 7 ottobre in Israele. Un bilancio quotidianamente aggiornato dalle autorità sanitarie palestinesi e rilanciato dai media internazionali riportando i dati forniti dal ministero della Salute di Gaza, chiusa ai giornalisti dall'esterno, mentre i reporter palestinesi sul posto sono sempre più a rischio. Per i media internazionali è praticamente impossibile verificare in modo indipendente i bollettini. In un suo articolo il 'Washington Post' sottolinea come lo stesso giornale, al pari di altri gruppi editoriali, le Nazioni Unite e altre istituzioni internazionali "non possano verificare in modo indipendente i bilancio delle vittime nel conflitto tra Israele e Hamas". Quello israeliano parla di almeno 1.400 morti in Israele nella strage del 7 ottobre, quello fornito da Gaza riferisce di oltre 6.500 morti da quel giorno. Il Post sottolinea come l'unica "parziale eccezione" sia rappresentata dal database dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), che – secondo il sito web – verifica i numeri di Gaza e Israele con almeno un'altra fonte, ma è un lavoro che richiede tempo. E lo stesso giornale evidenzia ancora come anche il Dipartimento di Stato Usa (Hamas è nella lista delle organizzazioni terroristiche di Ue e Stati Uniti) abbia citato i bollettini diffusi da Gaza. Ha creato tensioni il caso dell'esplosione all'al-Ahli Hospital di Gaza, lo scorso 17 ottobre. Poco dopo l'attacco il ministero della Salute di Gaza parlava di 500 morti. Il giorno successivo il bilancio è stato corretto: 471 vittime. "Se sono state uccise così tante persone, dove sono i corpi?", ha detto Jonathan Conricus, portavoce delle forze israeliane (Idf). Nessun dato dagli israeliani. Diverso quanto emerso dagli Usa: secondo un'analisi dell'intelligence, condivisa con i media americani, "il numero dei morti è probabilmente da collocare all'estremità inferiore della forbice tra i 100 e i 300". Molti esperti, rileva il Post, considerano attendibili i dati forniti dal ministero, alla luce delle sue fonti e della precisione dimostrata in passato. "Tutti usano i dati del ministero della Salute di Gaza perché in genere si dimostrano affidabili – ha sintetizzato Omar Shakir, responsabile di Israele e Palestina per Human Rights Watch – Nelle occasioni in cui abbiamo verificato i numeri di particolari attacchi, non mi risulta ci siano stati casi in cui ci sono state grandi discrepanza". La Striscia e la Cisgiordania hanno due governi: l'Autorità palestinese di Ramallah, guidata da Fatah, e i rivali di Hamas nella Striscia di Gaza. La conquista di Gaza da parte di Hamas è seguita alla sua vittoria alle elezioni parlamentari palestinesi del 2006. L'anno successivo, dopo aver preso il controllo di Gaza, Hamas ha nominato il suo ministro della Salute, separando il ministero da quello della Cisgiordania. Non sono mancate accuse a Hamas da parte di alcuni funzionari di aver allontanato medici considerati legati a Fatah. Ma nel 2006, ricorda il Post, Hamas conquistò consensi in parte anche promettendo servizi migliori e alcuni analisti riconoscono al gruppo alcuni miglioramenti. Tuttavia il settore sanitario di Gaza resta dipendente dal sostegno dei donatori, con organizzazioni come l'Unrwa che forniscono supporto a livello medico. E nonostante le divisioni con Hamas, anche l'Autorità palestinese garantisce parte del suo budget per l'assistenza sanitaria e altri servizi. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)