(Adnkronos) – Nel carcinoma uroteliale, l’immunoterapia (pembrolizumab) in combinazione con un farmaco immunoconiugato (enfortumab vedotin), in prima linea, riduce di oltre il 50% il rischio di morte rispetto alla chemioterapia e quasi raddoppia, superando i 30 mesi, la sopravvivenza mediana. Questi risultati "sensazionali" che, secondo gli esperti, “cambiano potenzialmente la pratica clinica e l’intera strategia terapeutica”, sono relativi allo studio di Fase 3 Keynote-A39 (conosciuto anche come EV-302) presentato, per la prima volta, nel simposio presidenziale del Congresso 2023 dell'European society for medical oncology (Esmo) in corso a Madrid, in Spagna. Il carcinoma uroteliale o tumore della vescica origina dalle cellule uroteliali che rivestono l’uretra, la vescica, gli ureteri, la pelvi renale e altri organi. Nel 2022, in Italia, sono stati stimati 29.200 nuovi casi di tumori della vescica, di cui oltre il 90% è costituito da carcinomi uroteliali. "E’ importante – afferma Andrea Necchi, direttore dell’oncologia genitourinaria all’Irccs ospedale San Raffaele di Milano e professore associato di oncologia all’università Vita-Salute San Raffaele – che questa nuova combinazione venga resa disponibile anche nei Paesi europei quanto prima, per poter soddisfare le aspettative dei pazienti, che presentano necessità urgenti di nuove terapie. Lo studio Keynote-A39 – spiega l’esperto – presenta, per la prima volta nella storia del tumore uroteliale in stadio avanzato, un trattamento che non comprende la chemioterapia standard ma la combinazione dell’immunoterapia e di un anticorpo immunoconiugato, offrendo un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia con il platino". "La chemioterapia a base di platino, di fatto – evidenzia Necchi – viene ‘scalzata’ in modo netto dai risultati ottenuti con la combinazione pembrolizumab più enfortumab vedotin. Con questo nuovo approccio terapeutico, infatti la sopravvivenza globale mediana è quasi raddoppiata e supera i 30 mesi. E il rischio di morte viene dimezzato. Questi risultati sono davvero sensazionali, potenzialmente cambiano la pratica clinica e l’intera strategia terapeutica nei pazienti con tumore uroteliale. Siamo di fronte ad una svolta storica della cura in prima linea della malattia avanzata”. Lo studio (abstract #LBA6) – si legge in una nota – è stato condotto da Msd in collaborazione con Seagen e Astellas, in pazienti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico (la/mUC) non trattati in precedenza, in cui pembrolizumab, terapia anti-PD-1 di Msd, più enfortumab vedotin-ejfv, un anticorpo farmaco-coniugato, è stato confrontato con la chemioterapia (gemcitabina più cisplatino o carboplatino). I risultati della prima analisi pre-specificata evidenziano come pembrolizumab più enfortumab vedotin ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale di 15 mesi (31,5 mesi rispetto a 16,1 mesi) riducendo il rischio di morte del 53% rispetto alla chemioterapia. Pembrolizumab più enfortumab vedotin ha portato, inoltre, a un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione (Pfs), riducendo il rischio di progressione di malattia o di morte del 55% (Pfs mediana 12,5 mesi rispetto a 6,3 mesi, rispettivamente). “Il nostro obiettivo – commenta Eliav Barr, vicepresidente senior e Direttore di global clinical development, direttore sanitario, Merck (in Italia Msd, ndr) Research Laboratories – è prolungare la vita dei pazienti colpiti dal cancro, e questi risultati inequivocabili dello studio Keynote-A39, che mostrano che pembrolizumab più enfortumab vedotin ha ridotto il rischio di morte della metà rispetto a chemioterapia, sono importanti per i pazienti e per la comunità medica. Questi risultati – i primi di Fase 3 della combinazione di un inibitore di PD-1 e un farmaco anticorpo-coniugato in questa popolazione di pazienti – hanno il potenziale di cambiare il paradigma terapeutico del carcinoma uroteliale avanzato non trattato in precedenza, indipendentemente dall’eleggibilità al cisplatino”. Lo studio Keynote -A39, incluso nella conferenza stampa ufficiale di Esmo – conclude la nota – è il trial per l'attuale approvazione accelerata negli Stati Uniti di pembrolizumab più enfortumab vedotin come trattamento di prima linea per i pazienti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico (la/mUC) non eleggibili alla chemioterapia con cisplatino. L’approvazione accelerata statunitense si è basata sui dati della Coorte di escalation della dose, Coorte A e Coorte K. Al Congresso Esmo 2023 verranno presentati i dati relativi a oltre 15 tipi di tumore, provenienti dall'ampio portafoglio oncologico e dalla pipeline sperimentale di Msd. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)