(Adnkronos) – In vista della 28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 28) che si svolgerà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, il Consiglio europeo ha approvato le conclusioni che fungeranno da posizione negoziale dell’Ue sul tema. Nel testo, il Consiglio conferma l’impegno dell’Ue per la transizione climatica e alza il tiro, sottolineando che le istituzioni possono e devono fare di più. L’attenzione è rivolta soprattutto ai contributi determinati a livello nazionale (Ndc), che, secondo gli Stati membri, sono ancora insufficienti per contenere il riscaldamento globale entro +1,5° C rispetto al 1990, come prefissato dall’accordo di Parigi. Secondo il Consiglio, le principali economie avrebbero dovuto innalzare l’ambizione dei propri Ndc e aggiornare le proprie strategie a lungo termine per includere un obiettivo di azzeramento delle emissioni nette da raggiungere, al più tardi, entro il 2050. In tale contesto, l’organismo accoglie con favore la presentazione di un Ndc europeo aggiornato che rispecchi gli elementi essenziali del pacchetto “Pronti per il 55%” alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Questi parametri dovrebbero consentire all’Unione di ridurre le proprie emissioni nette di Ges (Gas ad effetto serra) di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Come negli anni precedenti, le conclusioni non includono ancora l’importo del contributo comunitario erogato nel 2022, che sarà reso disponibile dalla Commissione a metà novembre e sarà confermato dal Consiglio separatamente, prima dell’inizio della Cop 28. In quella sede, il Consiglio sottolineerà che Ue e Stati membri si sono impegnati a favore dell’obiettivo dei paesi sviluppati di mobilitare finanziamenti per il clima per un totale di 100 miliardi di dollari ogni anno fino al 2025. Secondo le previsioni dell’organismo europeo, tale obiettivo sarà raggiunto per la prima volta nel 2023. L’ostacolo principale per la transizione ecologica, si sa, è rappresentato dai combustibili fossili, largamente utilizzati nei meccanismi di produzione dei paesi sviluppati. Nell’approvare la propria posizione negoziale, il Consiglio ha sottolineato l’importanza di rendere il settore dell’energia prevalentemente privo di combustibili fossili ben prima del 2050. L’obbiettivo è adoperarsi a favore di un sistema energetico globale completamente o prevalentemente decarbonizzato nel prossimo decennio. Per questo sarà necessario, ammonisce il Consiglio, eliminare gradualmente, ma il prima possibile, le sovvenzioni ai combustibili fossili che non affrontano le questioni della povertà energetica o di una transizione giusta. Il testo sottolinea che sono già disponibili misure e tecnologie per ridurre le emissioni, come d’altronde certificato dal fatto che, a livello globale, le energie rinnovabili hanno fatto risparmiare ben 521 miliardi di dollari nel solo 2022. L’organismo europeo chiede quindi un’azione globale che porti a: – triplicare la capacità di energia rinnovabile installata per portarla a 11 Tw (terawatt); – raddoppiare il tasso del miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030, rispettando il mix energetico nazionale di ciascun paese. Su questo punto, il Consiglio sottolinea che la cooperazione con i paesi in via di sviluppo è fondamentale per affrontare le sfide e garantire i benefici della transizione. Tramite le conclusioni approvate la scorsa settimana, l’Ue ha espresso la propria partecipazione a collaborare con tutte le parti per: – continuare a promuovere l’attuazione del quadro di riferimento rafforzato per la trasparenza; – incoraggiare una discussione inclusiva sul futuro dell’Unfccc, con particolare attenzione al miglioramento dell’efficienza del processo e all’agevolazione della partecipazione; – portare avanti l’attuazione ambiziosa del programma di lavoro di Glasgow per la consapevolezza sul clima; – promuovere le discussioni nell’ambito del programma di lavoro congiunto di Sharm el-Sheikh sull’attuazione del programma per il clima nel settore agricolo e della sicurezza alimentare. Quello della Cop è un appuntamento fondamentale per coordinare le azioni dei vari paesi verso la transizione ecologica. Ogni anno la conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si riunisce per determinare ambizioni e responsabilità in materia di clima, ma soprattutto per individuare le azioni da attuare. Su questo aspetto c’è molto da lavorare, visto che spesso ai buoni principi non sono seguite le azioni pratiche. L’Unione europea è l’unico ente sovranazionale nella Cop, che conta in totale 198 parti (197 paesi più l’Ue). La presidenza di turno del Consiglio, insieme alla Commissione europea, rappresenta l’Unione in questi vertici internazionali sul clima. Nelle conclusioni il Consiglio ha evidenziato anche le opportunità
che un’azione ambiziosa per il clima offre per il pianeta, l’economia globale e le persone, ma anche l’importanza di garantire una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno. Teresa Ribera Rodríguez, terza vicepresidente del governo e ministra della Transizione ecologica e della sfida demografica ad interim della Spagna, ha parlato così dopo l’approvazione del testo: “Oggi inviamo un messaggio forte ai nostri partner: l’Ue è leader mondiale nell'azione per il clima. A Dubai saremo in prima linea nei negoziati per dare prova del massimo impegno dell’Unione a favore della transizione verde e incoraggiare i nostri partner a seguire il nostro esempio. L’Ue è una forza trainante del cambiamento e dobbiamo parlare con una sola voce nel mondo. Non possiamo utilizzare le difficoltà come un semplice pretesto per tornare alla situazione precedente all’accordo di Parigi”, ha chiosato Rodriguez. Forse una stoccata ai 40 europarlamentari che solo qualche giorno fa hanno firmato una mozione di risoluzione per alleggerire gli standard europei di rendicontazione sulla sostenibilità (Esrs). Mozione che è stata prontamente respinta dal Parlamento europeo.
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