(Adnkronos) – “Le vaccinazioni in ambito ospedaliero sono una novità. Ogni occasione di contatto con il paziente deve essere anche occasione di prevenzione: noi la chiamiamo sharing prevention, ma può essere anche nominata come medicina di opportunità. Il paziente così – oltre a essere trattato, curato e informato sul suo stato di salute specifico – può usufruire di un’importante opportunità di prevenzione generale". Così Roberto Rosselli, dirigente professioni della prevenzione – Asl3 Sistema sanitario Regione Liguria e membro Nitag, a margine del simposio Gsk ‘Il caso Zoster: la vaccinazione come parte integrante della cura del paziente fragile’, nell’ambito della Conferenza nazionale di Sanità pubblica straordinaria organizzata dalla Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), a Villa Erba a Cernobbio dal 12 al 14 ottobre. "Quello che vogliamo fare con il programma Ospivax è sostanzialmente creare un'opportunità strutturata – spiega Rosselli – in modo tale che gli ospedali possano sistematicamente e in maniera organizzata proporre vaccinazioni. Attualmente questo non viene fatto in tutti gli ospedali, ma solo in alcuni. I pazienti fragili sono il target che a noi preme di più, in quanto sono persone percentualmente più soggette a determinate malattie prevenibili dai vaccini e quindi per noi molto importanti. In particolare – sottolinea l’esperto – per il vaccino contro l’herpes zoster, ancora sappiamo che l'adesione in percentuale, non è così soddisfacente: siamo ancora lontani dai target previsti dal piano nazionale di prevenzione vaccinale. E’ un'occasione fondamentale quella ospedaliera per due motivi: l’ospedale ha un impatto importante nell’opinione dei pazienti e, in secondo luogo, vi è la comodità di praticare immediatamente la vaccinazione nella stessa struttura in cui ci si cura”, conclude Rosselli. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)