(Adnkronos) – Un messaggio audio inviato tramite WhatsApp, in cui si diceva che ''i terroristi di Hamas sono in casa'' e che suo fratello, Yair Yaakov 59 anni, stava facendo di tutto per bloccare la porta del rifugio e proteggere così la compagna, Meirav Tal, 54 anni. E i suoi figli, Or Yaakov di 16 anni e Yagil Yaakov, di 12. Ma come racconta all'Adnkronos Yaniv Yaakov, da sabato mattina non si sa più nulla del fratello e della sua famiglia, presi in ostaggio da Hamas durante l'attacco al Kibbutz Nir Oz. Le uniche informazioni dopo quell'ultimo messaggio, Yaniv le ha da un breve filmato che Hamas ha fatto circolare online e che conferma il sequestro. ''In questo momento non ci interessa la guerra, non ci interessa se Hamas vuole che siano liberati i suoi uomini che sono nelle carceri israeliane. Sono terroristi e Israele li tiene al sicuro e in ottime condizioni nelle prigioni, che se li prendano tutti!'', dice Yaniv. ''L'unica cosa che ci interessa e che vogliamo è che il mondo ci aiuti a riportare a casa gli ostaggi sani e salvi'', afferma. ''Mia moglie aveva parlato con mio fratello alle 8.45 di sabato, un paio d'ore dopo l'inizio dell'attacco missilistico contro Israele, per sapere come stavano'', racconta. ''Le hanno detto che erano nel rifugio e che i ragazzi erano a casa della nonna. Non potevano portarli con loro poiché gli era stato comunicato di non lasciare il rifugio'', spiega. Poi, ''intorno alle 9.20, la compagna di mio fratello, Meirav, ci ha inviato un messaggio audio WhatsApp affermando che i terroristi erano in casa e stavano sparando. Che mio fratello stava cercando di bloccare la porta del rifugio''. Dopo quel messaggio, i contatti sono stati persi. Da quel momento Yaniv, che vive a a Gan Yavneh nel centro di Israele, ha provato ''in tutti i modi di scoprire quali fossero le loro condizioni, ma senza fortuna. Ho anche provato a recuperare l'account iCloud di mio fratello e della sua compagna in modo da poter utilizzare 'Trova il mio iPhone' per localizzarli, ma non ho avuto fortuna neanche in questo caso''. Le prime informazioni sono arrivare dall'ex moglie di Yair Yaakov, ''ci ha informato che due rapitori l'hanno contattata e hanno costretto mio nipote Or a dire che era stato rapito. Poi la chiamata è stata interrotta''. Nemmeno rivolgersi alle autorità competenti chiedendo informazioni ha portato a sviluppi positivi. Solo condividendo le foto dei rapiti sui social media, con la richiesta di essere contatti, ha fatto arrivare alla famiglia dei rapiti qualche elemento in più, seppur triste. ''Domenica sera abbiamo ricevuto una telefonata dall'amico di mio fratello che vive nel nord e che ci ha parlato di un breve video che mostra il rapimento di mio fratello e della sua compagna'', oltre che ''il metodo usato da Hamas per far uscire le persone dal rifugio'', un metodo ''molto strutturato e pianificato''. Yaniv spiega che dal filmato si vedono i miliziani che ''hanno lanciato una granata nella stanza accanto alla porta del rifugio per far sì che le persone al loro interno rilasciassero la presa sulla porta e potessero così catturarli''. E' a quel punto, infatti, che si vedono gli uomini di Hamas che fanno ''irruzione nel rifugio e rapiscono chiunque si trovi al suo interno, non importa se sono bambini, donne, vecchi o giovani, armati o meno''. Lo stesso, infatti, è probabilmente accaduto ai due nipoti di Yaniv che si trovavano in un rifugio di un'altra casa del kibbutz assaltato. ''Non avrebbero potuto resistere e tenere la porta contro i terroristi. Saranno stati presi anche loro'', afferma con amarezza. Anche perché, prosegue, non c'è stata alcuna remora. Gli uomini di Hamas ''hanno preso bambini dai loro letti e dalle loro case, uomini e donne che non potevano difendersi o reagire''. Non c'è dubbio, prosegue, ''questo è un crimine di guerra, questo è un crimine contro l'umanità. I bambini e i civili non fanno parte di questa guerra, non dovrebbero per farne parte o essere usati come carte da gioco''. Hanno avuto sorte migliore ''la figlia maggiore'' del fratello di Yaniv, che ''insieme al suo ragazzo alloggiavano in un'altra casa nel kibbutz. Alla fine sono stati salvati dall'Idf dopo aver lottato per tenere chiusa la porta del rifugio e aver aspettato per molte ore''. Yaniv Yaakov, che lavora nella direzione dell'azienda informatica VMware, spiega che ''siamo cresciuti con la convinzione che tutti, dall'altra parte, hanno una madre. E dobbiamo essere comprensivi per la loro situazione. Ma so e credo che non siano cresciuti allo stesso modo'' i palestinesi di Hamas. Perché nell'attacco sferrato sabato ''sono stati brutali nei confronti di bambini e di persone innocenti. Non se ne sono preoccupati e li hanno presi in modo da poterli usare nel caso di un'irruzione di Israele''. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)