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Creare i presupposti per l'
innovazione significa prima di tutto investire in attività di ricerca e sviluppo. In questo senso l'Italia è indietro rispetto all'Europa, con investimenti che hanno un impatto sul pil di poco inferiore all'1,5%, a fronte di una media Ue che si avvicina al 3%. Dunque, appare necessario sostenere di più l'innovazione, ad esempio investendo maggiormente in startup e pmi innovative, realtà che nascono attorno a idee e progetti in grado di modificare processi e modelli di business. Nel nostro Paese il fenomeno delle startup è in costante crescita, attorno al 20% su base annua, con circa 17 mila aziende a fine 2022, un fatturato complessivo di circa 9 miliardi di euro e un impatto sul pil stimato da EY in circa l'1,2%, ancorché piuttosto indietro rispetto alla media europea del 2,5% del pil. Nonostante i dati in parte incoraggianti, c'è ancora molto da fare per poter creare un vero e proprio ecosistema dell'innovazione che veda coinvolti tutti i protagonisti del contesto: istituzioni, Pa, aziende, università e centri di ricerca, fondi e investitori italiani e internazionali. Marco Daviddi, managing partner strategy and transaction di EY Italia dichiara “Il numero di startup e PMI innovative nel nostro Paese è in costante incremento, con una media di +16.5% circa dal 2017, segnando una crescita rilevante ma ancora lontana da quell’andamento esponenziale su cui molti speravano. Anche in termini di investimenti, secondo i dati EY, il 2022 ha mostrato progressi rispetto agli anni precedenti con 2 miliardi di euro investiti in Italia, ma in confronto ad altre economie a noi vicine rimaniamo ancora molto indietro (12.9 miliardi di queoin Francia, 10.1 miliardi di euro in Germania e circa 3 miliardi di euro in Spagna). Un elemento di freno per il contesto dell’innovazione del nostro Paese è sicuramente la frammentazione che lo caratterizza: frammentazione del tessuto produttivo, degli investitori istituzionali ma soprattutto dei fondi di venture capital, in molti casi ancora di dimensione molto contenuta, che comporta, da un lato, inefficienza operativa, dall’altro concentrazione di rischio e difficoltà a interloquire con gli investitori istituzionali. In questo contesto, Venture Capital e Corporate Venture Capital potrebbero trovare maggiore efficacia e rilevanza, integrando le loro operation ponendosi come nuovo modello di ricerca e innovazione, a servizio e supporto del processo di crescita del nostro Paese, specie nei settori strategici dove sono già state fatte esperienze di successo, come il Pharma, Tech, Energy e Fintech”. Per sostenere la crescita di lungo periodo sono cruciali gli investimenti e, in questo, il ruolo dei fondi di Venture Capital può essere rilevante. Come evidenziato dall' EY Venture Capital Barometer, gli investimenti in Venture Capital risultano in crescita, con un totale investito nel 2022 di oltre 2 miliardi di euro, contro i 400 milioni di euro del 2017. Cifre comunque inferiori rispetto ai principali Paesi europei dove nel 2022 si registrano investimenti pari a 12,9 miliardi in Francia, 10,1 miliardi in Germania. Secondo EY, gli elementi su cui puntare per poter accelerare la creazione di un ecosistema dell'innovazione nel nostro Paese sono cinque. Primo, una forte sponsorship istituzionale e di Governo. Secondo, la sinergia con il mondo delle università per sostenere la ricerca. Terzo, la partecipazione di grandi player per valorizzare i risultati dei processi di innovazione provenienti dalle startup e per sviluppare sinergie tra aziende. Quarto, la disponibilità di investitori disposti a investire nelle startup innovative. Quinto, la capacità di trattenere e di attrarre talenti anche attraverso la valorizzazione degli investimenti in istruzione. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)