(Adnkronos) – "Con 'Morti di lavoro' voglio mantenere alta l'attenzione su un tema di cui in Italia, ahimè, al di là delle dichiarazioni di facciata, non si interessa nessuno o quasi. E allora ho deciso, con un taglio giornalistico, di monitorare giorno per giorno il fenomeno navigando, leggendo, documentandomi in modo da avere un panorama più possibile completo di quelli che io chiamo 'morti di lavoro', perchè c'è gente che muore per lavoro e cioè sul luogo di lavoro e gente che muore invece 'in itinere', come si dice nella definizione burocratica, e cioè andando o tornando dal lavoro. E dal mio conteggio aggiornato emerge che a ieri in Italia sono morte di lavoro 940 persone, e cioè sul lavoro o in itinere. Con una media che a settembre è andata clamorosamente al di là di quella che è la vulgata. Si dice infatti che in Italia muoiano tre persone al giorno sul lavoro, mentre la media di settembre secondo i miei conteggi è stata di 4, e la media di ottobre è in ulteriore aumento e si attesta a 4,5 al momento". Così, con Adnkronos/Labitalia, Piero Santonastaso, giornalista, 30 anni al 'Messaggero' e poi responsabile della comunicazione al sindacato Usb, racconta il suo nuovo progetto 'Morti di lavoro' che parte su FB e vuole 'raccontare' e dare conto del fenomeno degli incidenti sul lavoro al di là dei dati ufficiali. "Adesso ho iniziato con la pagina Facebook, che è il modo più veloce e semplice. Poi ho intenzione di allargare la presenza sui social e arrivare anche a un sito web. Questo è il progetto", spiega Santonastaso che sottolinea come sia "la continuazione del lavoro che avevo iniziato a fare dentro Usb quando mi occupavo del dipartimento comunicazione e ufficio stampa". Un progetto che vuol andare al di là dei dati ufficiali. "Di infortuni sul lavoro si occupa l'Inail a livello ufficiale e con i suoi tempi che sono burocratici. E Inail non contempla l'intero panorama del lavoro italiano perchè ci sono delle categorie che sono completamente assenti, come ad esempio i vigili del fuoco che da una vita si battono per avere la copertura Inail e stanno ancora lì 'appesi', salvo poi essere pianti come eroi", sottolinea Santonastaso. "Fino a poco tempo -racconta Santonastaso- il conteggio che porto avanti era a nome di Usb-Rete Iside, che è la no profit che si occupa di sicurezza sul lavoro e adesso che ho del tempo ho deciso di scandagliare nel dettaglio, e dare nomi e volti, a quelli che vengono indicati sui media in tv, sui giornali, generalmente come morti bianche o vittime di incidenti sul lavoro non meglio comunicati. In Italia abbiamo un problema, perchè al di là delle dichiarazioni di facciata in tema di provvedimenti sulla sicurezza sul lavoro c'è ben poco o niente", rimarca. E per il giornalista è fondamentale "ricordarsi che siamo essere umani e non numeri e quindi cerchiamo di tenere ben presente che le persone che muoiono sul lavoro sono tantissime". "Operai ma anche professionisti. Pensiamo al medico morto qualche giorno schiantatosi con la sua auto contro un albero crollato sull'autostrada mentre con la sua macchina si muoveva da Sant'agata di Militello per andare a Trapani, 240 chilometri, a fare il medico legale a gettone per l'Inps", dice. "Ci sono delle storie che stanno nè in cielo nè in terra ed è importante raccontarle, le persone le devono conoscere. Ed è importante che i responsabili di queste morti, quando ci sono, paghino, e non con un pro forma come succede nei processi sui morti sul lavoro che durano anni e anni per poi arrivare a pene che davvero fanno rabbia", conclude. —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)