(Adnkronos) – Al congresso nazionale della Società italiana di urologia (Siu) si parla anche di chirurgia robotica. “Stiamo assistendo negli ultimi anni a una vera rivoluzione a livello mondiale e l’Italia è fulcro, a livello europeo. La rivoluzione che inizialmente interessava tutti i i centri ad alto volume, in futuro, arriverà anche ai centri più piccoli”. L’entrata di nuovi player ha portato a “una riduzione dei costi. La competizione ha fatto del bene” non solo alla diffusione “ma anche alla tecnologia che tende alla miniaturizzazione e alla magnificazione dell’immagine per una migliore qualità chirurgica”. Così Andrea Minervini, responsabile ufficio ricerca della Siu, in occasione del 96.esimo Congresso annuale della Società scientifica, che si svolge a Roma dal 7 al 9 ottobre. “La chirurgia robotica in urologia – continua Minervini – può essere impiegata in tutti i campi patologici, dall’oncologico – tumore della prostata, rene e vescica e del testicolo – ma anche per le patologie benigne tipo la calcolosi o quelle femminili come il prolasso. La tecnologia attuale – continua – si basa su bracci separati, ma in futuro si baserà su una singola porta. Già dal prossimo anno in Europa arriverà un robot ‘single port’, con braccia snodabili che entrano da una singola porta, cioè un solo taglio piccolo, per sviluppare movimenti negli spazi interni e portare a termine l’intervento”. Anche l’intelligenza artificiale (Ai) ha un ruolo fondamentale, soprattutto nel campo dell’immagine. “E’ migliorata – spiega Minervini – nell’appaiare l’immagine chirurgica ‘real time’, cioè in corso di intervento, con quella di tac o risonanza magnetica, quindi nel sapere quello che ci aspetta durante l’intervento. Ma in futuro – continua l’urologo – l’Ai ci permetterà di eseguire l’intervento prima, per capire in anticipo i passaggi critici. Inoltre, si faranno interventi senza chirurgo. Già oggi in patologie come l’ipertrofia prostatica benigna, ma soprattutto in futuro, il computer, in base a dati forniti prima dell’intervento, svolgerà l’intervento” senza che agisca il chirurgo. Guardando la geografia dell’utilizzo della robotica “in Italia si vede che è maggiore al Nord rispetto al Centro per poi scendere al Sud – sottolinea Minervini – La Siu sta cercando di implementare la diffusione della chirurgia robotica attraverso la creazione di un network di chirurgia, che include anche quella robotica, che andrà a includere tutti i pazienti operati in chirurgia robotica – per patologie di prostata, rene, uretere e vescica – e analizzare i risultati in base a un sistema di immagazzinamento dati che valuta il paziente stesso – conclude – e la terapia che ha ricevuto”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)