(Adnkronos) – Ormai lontani gli screzi del passato, sul tema dei migranti Giorgia Meloni e il Presidente francese Emmanuel Macron mettono a fuoco la strategia anti-trafficanti, per fronteggiare, insieme, l'onda di flussi in arrivo sulle coste europee, un'onda che non accenna a placarsi. L'incontro, "lungo e cordiale", li vede 90 minuti soli, senza delegazioni al seguito: un faccia a faccia diretto e franco, che arriva a a tre mesi dall'incontro chiarificatore all'Eliseo. Conclusi i funerali laici del Presidente emerito Giorgio Napolitano che hanno portato Macron a Roma, i due raggiungono a piedi Palazzo Chigi, uno di fianco all'altro, chiacchierando amabilmente, anche se il volto di Meloni tradisce un po' di tensione. La piazza è blindata, l'incontro non confermato fino all'ultimo minuto utile. Insieme i due leader parlano anche delle sfide economiche che attendono l'Europa, ma è il dossier migranti il piatto forte dell'incontro. Il tete a tete, del resto, arriva a pochi giorni dall'assist di Macron a Roma, con Parigi pronta ad "aiutare l'Italia, che sta facendo la sua parte come primo porto sicuro", mentre sulla rotta Roma-Berlino si respira aria di tempesta, la lettera al vetriolo inviata dalla premier al Cancelliere tedesco Olaf Scholz attesta il clima. Macron, al pari di Meloni, punta a "smantellare la rete dei trafficanti", una sfida che deve coinvolgere l'intera Europa. Serve dunque un piano di contrasto e deterrenza delle partenze che coinvolga tutti, e la mano tesa all'Africa con un programma ad hoc. Si tratta di temi che verranno affrontati venerdì prossimo nel corso del vertice Euromed in programma a Malta, e che torneranno sul tavolo del Consiglio europeo informale di Granada. E rispetto ai quali Meloni può contare sul sostegno di Macron. Intanto però la premier deve battere sull'annunciata 'fase 2', perché l'emergenza migranti da cavallo di battaglia in campagna elettorale si è trasformata, ironia della sorta, nella spina nel fianco del governo. E così in Consiglio dei ministri oggi arriverà una nuova stretta per tentare, per quanto possibile, di arrestare il numero degli sbarchi. Il decreto ieri è stato sul tavolo del preconsiglio a Palazzo Chigi, ma "i nodi da sciogliere sono ancora molti", trapela da chi lavora al dossier. La bozza del dl prevede espulsioni per gravi motivi di sicurezza: via coloro che sono considerati socialmente pericolosi; in caso di indisponibilità delle strutture, i 16enni potranno essere accolti anche in centri ordinari, mentre la guardia costiera entrerà negli hotspot. Mai più centri di accoglienza che esplodono, il decreto prevede dei limiti alle deroghe sulla capienza delle strutture, anche per i minori.
Ma il vero pugno duro è su chi mente sulla propria identità, su chi si spaccia minore pur di non essere rimpatriato. Il dl prevede infatti l'espulsione per chi viene stanato, con accertamenti, per appurare la verità, che passano anche dai raggi X, da rilievi dattiloscopici e antropometrici. Un nuovo passo, dopo la decisione di allungare a 18 mesi la detenzione nei centri per i rimpatri arrivata appena una settimana fa. Meloni aggiunge un altro tassello a un puzzle che ha bisogno del contributo di tutti perché l'Italia, come scandito nell'intervento all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e ribadito oggi anche a Macron, non può farcela da sola. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)