(Adnkronos) – La riforma legislativa del Sistema di emergenza territoriale 118 è "urgente e necessaria. Può essere senz’altro considerata tra le più importanti riforme sanitarie degli ultimi 30 anni". Lo sottolinea Mario Balzanelli, presidente della Sis 118, spiegando all'Adnkronos Salute perché serve la riforma legislativa del 118 e come costruirla, mentre fa il punto sullo stato di salute del sistema di emergenza territoriale. "Il 118 è il sistema salvavita tempo-dipendente che arriva, entro pochi minuti, sul posto in cui qualcuno può trovarsi in imminente pericolo di morte, in qualunque parte del territorio, in qualsiasi contesto, anche il più ostile ed impervio – afferma Balzanelli – e assicura, a qualsiasi ora del giorno e della notte, h 24 e 365 giorni/anno, il soccorso sanitario: in concreto, il Sistema 118 strappa alla morte innumerevoli vite umane che, senza il nostro intervento, in percentuale cospicua, non arriverebbero vive in ospedale. Soprattutto dopo la recente, drammatica, lezione impartita dalla pandemia, la riforma del Sistema 118 può essere considerata tra le più importanti riforme sanitarie degli ultimi 30 anni: questo i cittadini lo sanno molto bene e ce lo riconoscono ogni giorno. Entriamo noi nelle loro case – rimarca – ovunque vi sia bisogno, quando la tragedia improvvisa incombe, noi e nessun altro al nostro posto".
Ma si può ancora parlare di 118 o è più appropriato parlare di 112? "È indispensabile, oggi più che mai, chiarire che occorre parlare di 118 molto di più che di 112 – risponde Balzanelli – L’Unione europea prevede che i numeri di emergenza nazionali non vengano affatto soppressi, come peraltro si verifica oggi nel 60% dei Paesi membri dell’Unione, come fortemente raccomandato dalle linee guida europee di Erc (European Resuscitation Council) nel 2021, per evitare possibili, catastrofiche perdite di tempo correlato al 'doppio passaggio' tra centrali operative (quella del 112 e quella del 118), particolarmente quando si tratti di emergenza sanitaria – avverte – quindi di imminente pericolo di perdere la vita. In caso di arresto cardiaco improvviso, per esempio, ogni minuto che passa determina la perdita di percentuali davvero significative di tornare a vivere. Non a caso, l'Ue si esprime in termini di 'numero dell’emergenza' più che di numero 'unico', ma, recentemente, con il regolamento 2023/444, varato il 16 dicembre 2022, per evitare ritardi e discrasie nei percorsi funzionali che afferiscono al 112, ha chiarito che la chiamata del cittadino utente deve essere immediatamente veicolata alla Centrale operativa più appropriata per la risoluzione del problema. Questo – in caso di emergenza sanitaria – non può che coincidere, volendo guadagnare al massimo il tempo, con l’accesso diretto della chiamata alla Centrale operativa 118. Il tempo è vita!" "Un’alternativa – propone Balzanelli – sarebbe quella di consentire, a chi ha chiamato il 112, di premere semplicemente un tasto sul telefono, senza alcun costo aggiuntivo per la comunità, per essere immediatamente indirizzato alla Centrale operativa 118. Su questo occorrerà verificare e confrontare, preliminarmente, i dati raccolti dall’attuazione dei due diversi modelli, oltre a valutare la qualità percepita dai cittadini attraverso le plurime esperienze documentate". E' necessaria piena integrazione tra il sistema di emergenza territoriale e quello ospedaliero. Qual è la posizione della Sis118? "La parola integrazione, dal vocabolario Treccani, significa completamento e non accorpamento, annessione o invasione. Il Sistema di emergenza territoriale 118 è riconosciuto dal legislatore come facente parte della medicina territoriale, in quanto inquadrato nel distretto sanitario, e trattandosi di macrostruttura a dimensione di obiettiva elevata complessità gestionale merita – spiega Balzanelli – il riconoscimento giuridico del massimo livello di complessità, ossia quello della unità operativa dipartimentale del territorio, con la Centrale operativa considerata centro di responsabilità e non mero call center, a livello provinciale, come sancito dal DPR del 27/3/1992, alla pari della configurazione di tutte le istituzioni dello Stato impegnate nella gestione delle emergenze, quali Prefettura, Questura, polizia, carabinieri, Vigili del fuoco, che sono tutti configurati a livello provinciale". Balzanelli rileva poi che "il Sistema di emergenza territoriale 118 è già pienamente integrato con il sistema ospedaliero perché provvede ad assicurare i percorsi di rete previsti per le patologie acute tempo dipendenti, a trasportare direttamente i pazienti critici nelle unità operative ultraspecialistiche e perché in numerosi territori, con personale e mezzi dedicati, assicura anche i trasporti secondari (cioè da ospedale ad ospedale) di emergenza, oltre a quelli di sangue ed organi. In questo senso, l’integrazione è traguardo dinamico e qualificante da perfezionare di continuo, ma deve essere inteso esclusivamente quale integrazione funzionale di percorso clinico, diagnostico, terapeutico, assicurando al paziente critico una filosofia gestionale unitaria. A nessun titolo, invece, riteniamo possa e debba intendersi il termine integrazione come gestione condivisa dei ruoli apicali di responsabilità e delle risorse di personale con la rete ospedaliera. Va mantenuta piena autonomia gestionale. Altrimenti, significherebbe rinunciare a un sistema, affidabile, qualificato ed efficace, che ha retto e garantito, nonostante le tante criticità ed il permanente stato di abbandono da parte del legislatore e dei vari decisori a livello regionale, la conduzione e gestione dell’emergenza territoriale nella Nazione negli ultimi 30 anni".
I medici del 118 stanno scomparendo, sono in fuga massiva, in quasi tutte le regioni. Questione di contratti? "Al cittadino non importa affatto sapere se chi viene all’alba a casa propria a soccorrerlo per un edema polmonare acuto sia un medico convenzionato o un medico dipendente. Qualsiasi tipologia di contratto si decida, a livello legislativo, di individuare per il medico del 118 – risponde Balzanelli – deve essere attrattivo, molto di più di quanto accade oggi, proprio in virtù del carattere altamente usurante e obiettivamente rischioso, in presenza di noti e peculiari rischi ambientali e biologici. Il medico di emergenza territoriale è una realtà preziosa che va ulteriormente valorizzata e verso cui si deve portare il doveroso massimo rispetto e riconoscimento di merito. Riguardo alle conoscenze, competenze ed abilità, Sis118, in qualità di società scientifica, ritiene indispensabile intensificare ed ampliare, anche in collaborazione con le università, i percorsi formativi permanenti e ricorrenti e di relativo addestramento". Quale ruolo prevede la riforma disegnata da Sis118 per gli infermieri? "L’infermiere di emergenza territoriale 118 è, insieme con il medico, il pilastro gestionale irrinunciabile del supporto avanzato delle funzioni vitali al paziente critico e il perno dell’attività professionalizzante in Sala operativa e – rimarca Balzanelli – non deve essere sostituito, nel ruolo sanitario di operatore di Centrale operativa da altre figure. Riteniamo, al riguardo, che debba essere sancito a livello legislativo lo standard di una postazione avanzata con medico ed infermiere a bordo ogni 60.000 abitanti". La Sis118, inoltre, "sollecita da anni le massime istituzioni dello Stato, prima società scientifica tra tutte, perché venga varato, quanto prima, sul piano legislativo, il profilo professionale dell’autista-soccorritore, con il meritato e definitivo riconoscimento non solo del suo ruolo cardine dello stesso, ma anche delle peculiari competenze normate in percorsi formativi altamente specialistici". E qual è il ruolo della tecnologia nel 118 che verrà? "La Sis118 ritiene indispensabile varare un Sistema 118 'connesso', assicurando al cittadino che si trova in imminente pericolo di vita, di poter beneficiare di tutte le dinamiche più evolute ed qualitative, dalla telemedicina al telemonitoraggio, dal teleconsulto all’intelligenza artificiale, a supporto di diagnosi e consiglio". —salute/sanitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)