(Adnkronos) – Vivere qualche mese nello spazio accelera l’invecchiamento e determina cambiamenti che di solito si verificano in 10-20 anni di vita sulla terra, con effetti deleteri su occhi, cuore, Dna e metabolismo. Ma dai numerosi disturbi che colpiscono gli astronauti al ritorno dallo spazio, legati all’assenza di gravità e alla produzione di radicali liberi, possono arrivare indicazioni utili per prevenire e curare malattie dell’invecchiamento sulla terra. La buona notizia è che la medicina spaziale sta fornendo nuovi strumenti di precisione per contrastare questo fenomeno attraverso la personalizzazione di farmaci, attività fisica e dieta in base al profilo molecolare del singolo individuo. Questi i temi al centro del convegno “Costruire una civiltà nello spazio”, organizzato da Fondazione Internazionale Menarini con Nasa, Sovaris Aerospace e The Foundation for Gender-Specific Medicine alla Fortezza da Basso di Firenze da oggi al 15 settembre. Sono allo studio anche programmi di intelligenza artificiale capaci di diagnosticare malattie prima ancora della comparsa dei sintomi, biopsie liquide che con un solo prelievo di sangue riconoscono le “spie” di diversi tipi di tumore, gemelli digitali con cui prevedere l’evoluzione delle malattie e nuovi sistemi di telemedicina per intervenire a distanza. Tutte innovazioni studiate per gli astronauti, ma che in un futuro non troppo lontano potranno aiutare anche noi 'terrestri'. “La continuità della nostra esistenza sulla terra ha davanti a sé un futuro incerto – spiega Marianne Legato, presidente del convegno, professoressa emerita di Medicina interna alla Columbia University, a capo della Foundation for Gender-Specific Medicine di New York – Il cambiamento climatico, l’esaurimento di importanti materie prime, l'invasione di agenti infettivi per cui non abbiamo difesa e, in ultima analisi, il collasso del sole stesso, sono tutti scenari possibili che rendono imperativo esplorare mondi alternativi – sottolinea – su cui sopravvivere e preparare l’umanità alla vita su altri corpi celesti. Prepararsi a questo cambiamento è dunque fondamentale dal punto di vista medico scientifico, etico e politico”. La medicina spaziale sarà tra i temi al centro del convegno perché la vita extraterrestre è come uno stress test che mette alla prova ogni singola cellula del nostro organismo. “Chi viaggia nello spazio affronta due principali sfide: microgravità e stress ossidativo, vale a dire un aumento dei radicali liberi a un livello tale da compromettere la capacità antiossidativa della cellula e provocare danni al Dna – afferma Michael A. Schmidt, Ad e direttore scientifico di Sovaris Aerospace – In risposta a tutto ciò, la fisiologia umana cambia per adattarsi e il risultato è una forte accelerazione dell’invecchiamento anche di 10-20 anni". Anni di ricerche sugli astronauti hanno dimostrato che "lo stress ossidativo derivato, in particolare, dalle radiazioni ionizzanti – prosegue Schmidt – che penetrano in migliaia di cellule a dosi elevate, altera la funzione dei mitocondri, unità di produzione di energia della cellula, e di conseguenza il metabolismo di carboidrati e lipidi. Inoltre, danneggia il Dna, modifica l’espressione dei geni e altera la lunghezza dei telomeri, i ‘cappucci’ che proteggono i cromosomi dalla degradazione e che influiscono sulla longevità". "La microgravità elimina l’impatto del carico sulle ossa e sui muscoli – ricorda l'esperto – e determina una perdita di massa ossea. Inoltre, favorisce una ridistribuzione dei fluidi verso la parte superiore del corpo che aumenta il rischio di trombosi e problemi alla vista. Per compensare questi cambiamenti il cuore funziona diversamente e perde contrattilità, mentre il ventricolo sinistro tende a diventare più piccolo e le pareti delle arterie si irrigidiscono”. "Fondazione internazionale Menarini è felice di promuovere questo evento, unico nel suo genere, che coniuga le ultime novità della ricerca spaziale con le sfide etiche, politiche e legali che attendono l’umanità – commenta Alessandro Casini, presidente Fondazione internazionale Menarini – Un tentativo difficile, ma sicuramente innovativo e interessante”. Il convegno accenderà i riflettori anche sulla salute mentale delle persone che nei prossimi decenni vivranno e lavoreranno in orbita o in basi permanenti sulla superficie lunare. L’evento vedrà medici, psicologi e biologi a confronto con astronauti, fra cui anche l’italiano Roberto Vittori, ingegneri, astronomi, storici, fisici ed esperti di etica, per discutere in modo multidisciplinare le principali sfide nella nuova era dell’esplorazione spaziale. Gli atti del seminario verranno pubblicati in un volume edito dall’Academic Press di Elsevier, che si candida a diventare un punto di riferimento per tutti gli attori coinvolti nella nuova corsa allo spazio. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)