(Adnkronos) – "Il documento di oggi è una tappa importante e riteniamo fondamentale la collaborazione tra Inail e l'Autorità Portuale di Civitavecchia. Con questo accordo cerchiamo di dare attuazione, con il coinvolgimento anche di altri enti ed istituzioni delle parti sociali, a quella parte concreta per dare effettività ed efficacia alle azioni che mettiamo in campo, per aumentare le condizioni di salute e sicurezza nell’area portuale e in particolare di quella di Civitavecchia, che è caratterizzata da un'altissima professionalità e altissima interrelazione tra varie famiglie professionali che coesistono all’interno di ambienti di grandi dimensioni, ma abbastanza confinati". Queste le parole del direttore regionale di Inail Lazio Domenico Princigalli, a margine dell’incontro per la sottoscrizione dell’accordo attuativo per la sicurezza nel porto di Civitavecchia, in attuazione del protocollo nazionale tra Inail, Mit e Assoporti dello scorso aprile. L’accordo darà avvio ad una serie di iniziative per implementare la salute e la sicurezza nel corso delle operazioni portuali che si svolgono nei porti dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno centro Settentrionale e da attuare con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e delle associazioni imprenditoriali di categoria del settore portuale e in collaborazione con altre Istituzioni competenti. Dai dati Inail emerge che i principali rischi nelle realtà portuali attengono alla movimentazione di merci e alle attività di magazzino, seguiti dalla conduzione di mezzi pesanti e dalla movimentazione di macchine e mezzi operativi sulle navi. “Sono attività lavorative che risentono non solo di rischi specifici, come ad esempio i manutentori, riparatori o gli autotrasportatori, ma anche e soprattutto rischi di interferenza. Queste due tipologie di rischio sono alla base di moltissimi incidenti portuali. Poi c’è un altro tema molto importante che è quello della salute: da non sottovalutare, infatti, i rischi derivanti da sovraccarico biomeccanico, molto presenti nelle movimentazioni nelle attività portuali, che producono in gran parte patologie legate all'apparato muscolo scheletrico. Grazie a questo protocollo si potrà fare un'analisi dei rischi e dare strumenti concreti e specifici alle imprese che operano all'interno dell'area portuale, ma al tempo stesso si potrà migliorare anche la formazione e la sensibilizzazione dei lavoratori, attraverso l’introduzione di strumenti legati all'innovazione digitale, che permetterà un vero e proprio salto di qualità al contrasto agli infortuni e alle malattie professionali”. La maggior parte degli incidenti, infatti, avviene nelle aree operative (banchine) o di viabilità e stoccaggio (piazzali) dei porti, mentre sulle navi le zone più a rischio sono quelle interessate dalle operazioni di carico e scarico merci e dalla movimentazione dei mezzi. "Dobbiamo concentrarci in particolare su saper coniugare le esigenze inevitabili della produzione, del miglioramento della capacità produttiva, ma al tempo stesso delle condizioni ottimali di salute e sicurezza dei lavoratori. L'area portuale si caratterizza anche per questo aspetto: deve confrontarsi anche con altre realtà, provenienti da altre aree del mondo e questo spesso può rappresentare un’interferenza, in quanto lo stivaggio o lo stoccaggio del materiale che poi andrà caricato e scaricato nella nostra area portuale, fatto in un porto così grande, aperto a navi che provengono da tutte le parti del mondo si mette di fronte anche a ulteriori rischi: rischio mare, ma anche soprattutto il rischio che le lavorazioni a monte nelle operazioni di carico non siano state svolte in maniera ottimali e, quindi, rischio che non siano conformi". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)