(Adnkronos) – "Come associazione composta da personale medico-infermieristico che difende le categorie ci preme ammonire il collega Giacomo Urtis circa la pessima immagine che sta dando alla categoria medica, categoria che per secoli è stata emblema di professionalità, austerità e compostezza. È brutto che atteggiamenti del singolo buttino 'alle ortiche' millenni di storia della scienza". Esordisce così l'associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, che in un post su Facebook ha chiesto all'Ordine dei medici di competenza di richiamare il chirurgo plastico Giacomo Urtis per alcuni scatti da lui postati sui social e, "nel caso, prendere i dovuti provvedimenti disciplinari". In particolare, spiegava l'associazione, "certe foto con il deretano in bella vita si devono evitare". Da qui l'appello, rivolto anche al collega al quale veniva ricordato che "il Codice deontologico regola anche i comportamenti assunti al di fuori dell'esercizio professionale quando ritenuti rilevanti e incidenti sul decoro della professione". Una presa di posizione che però ha avuto un primo effetto sull'associazione stessa: "Stiamo ricevendo in privato messaggi (anche violenti) di persone che hanno letto con superficialità e con loro personalissima interpretazione il nostro post", ha spiegato Nessuno Tocchi Ippocrate sulla sua pagina Facebook, tornando sulla questione per spiegare il senso del messaggio riguardante Urtis. "Fino ad oggi Giacomo Urtis (tra l'altro personaggio pubblico) è stato liberissimo di postare quello che voleva, vivere come voleva e vestirsi come voleva. Il problema è stata la foto di pubblico dominio dove si vede il collega steso sul letto a pancia sotto con il deretano in bella vista. Quella lede altamente il decoro della professione medica. Ma non lo dice 'Nessuno Tocchi Ippocrate', bensì il codice deontologico medico, che sono delle regole alle quali un medico deve attenersi per non incorrere in sanzioni disciplinari. Se poi vogliamo violare le regole, voi siete liberissimi di farlo. Nella nostra storia abbiamo denunciato colleghi che accendevano le sirene della ambulanza in maniera impropria, addirittura per inaugurare negozi, ed ora denunciano anche questo, sempre e comunque per difendere la professione". Per molti, conclude l'associazione, "è stato facile additarci come 'omofobi' e 'transofobi' ma vi assicuriamo che lo avremmo fatto con chiunque (e la nostra pagina, con centinaia di denunce, ne è testimone). Abbiamo segnalato il 'caso Urtis' tramite Pec alla Fnomceo", la Federazione nazionale degli Ordini medici. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)