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La Russia continua a monitorare la situazione in Niger e rivolge un appello ai negoziati affermando che ''non si può più consentire un ulteriore peggioramento della situazione'' e per questo ''serve dialogo tra le parti in conflitto''. "Riteniamo estremamente importante non consentire un ulteriore degrado della situazione nel Paese. Chiediamo di garantire un dialogo nazionale per ripristinare la pace civile, la legge e l'ordine", ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. In una nota si afferma inoltre che ''la minaccia dell'uso della forza contro il Niger non contribuirà alla risoluzione del conflitto''. Intanto ieri la giunta militare che ha destituito il presidente Mohamed Bazoum, ha incassato il sostegno di Mali e Burkina Faso, esprimendo contrarietà a un possibile intervento straniero. In un comunicato congiunto rivolto ai leader della Comunità economica dei Paesi dell'Africa occidentale (Ecowas), i portavoce dei due governi del Sahel – protagonisti di colpi di Stato fra 2020 e 2022 – Abdoulaye Maiga e Jean Emmanuel Ouédraogo, hanno avvertito che qualsiasi intervento militare contro il Niger equivarrebbe a una dichiarazione di guerra contro Burkina Faso e Mali". E minacciano che, qualora si arrivasse a questo punto, si ritirerebbero dall'Ecowas e adotterebbero misure di "autodifesa in appoggio alle Forze armate e al popolo del Niger". Entrambi i governi insistono poi sulle "nefaste conseguenze" di un eventuale intervento militare, che potrebbe "destabilizzare tutta la regione" e ricordano quanto avvenne "in Libia con la Nato", causa a loro dire della diffusione del terrorismo nel Sahel e in Africa occidentale. Infine, si definiscono "profondamente indignati e sorpresi" per "l'atteggiamento avventuriero di alcuni leader" della regione e per il loro "desiderio di usare la forza". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)