(Adnkronos) – "Rabbia. Questo ho provato, da fratello di Melania ma anche da uomo, vedendo l'intervista a Salvatore Parolisi. Rabbia per quello che è stato e per quello che è, sebbene il personaggio non mi faccia ormai più né caldo né freddo, e non meriti niente. Io voglio solo giustizia, la continuo a cercare e farò di tutto per averla". A parlare all'Adnkronos è Michele Rea, fratello di Melania uccisa dal marito con 35 coltellate ad aprile 2011 e ritrovata nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo. L'ex militare, col quale aveva una bambina oggi affidata ai nonni materni, ha parlato alla trasmissione 'Chi l'ha visto?' appena uscito dal carcere di Bollate per un permesso premio. "L'intervista si commenta da sola – dice Michele – Il personaggio, purtroppo, lo conosciamo. Diciamo che a oggi ha comunque quell'aria spavalda e di rifiuto contro il personaggio femminile. Dicono che il carcere riabiliti, soprattutto nelle relazioni interpersonali, io credo che lui sia peggiorato in questi anni e lo ha dimostrato proprio ieri. Non mi sembra il caso che dopo 12 anni un assassino del genere possa uscire, rifarsi una vita e avere contatti con altre persone, con la società". "Dodici anni – ribadisce il fratello di Melania – La vita di una persona, di una mamma, di una ragazza uccisa in quel modo vale così poco? Tanto si è fatto in questi anni per il femminicidio, ma tanto si deve ancora fare. Se il processo si fosse fatto oggi, Parolisi sarebbe stato condannato all'ergastolo. Spero si faccia qualcosa, che questi permessi, dopo quanto accaduto ieri, vengano revocati". (di Silvia Mancinelli) "Quando ho visto l'intervista ho pensato, e lo farò, di comunicarlo al magistrato di sorveglianza perché trovo singolare che lui, essendo un detenuto in permesso premio, possa rilasciare interviste. Parolisi, nonostante abbia fatto 12 anni di carcere, continua a mentire come aveva fatto prima di essere arrestato. Temo che la detenzione questo aspetto non lo abbia migliorato". Così l'avvocato Mauro Gionni, legale della famiglia di Melania Rea, all'Adnkronos. L'ex caporal maggiore dell'Esercito, condannato in via definitiva per l'omicidio della moglie, si è detto ancora una volta innocente. "La prima cosa che appare errata giuridicamente – spiega l'avvocato – è che non è che se uno prende 20 anni è innocente: uno prende 20 anni perché colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. Non ha preso l'ergastolo solo perché all’epoca le norme erano diverse. Era consentito fare l'abbreviato, contrariamente a oggi, non era poi prevista l'aggravante del rapporto di coniugio, introdotta dopo il 2018, e poi perché gli fu contestata una unica aggravante (non anche i futili motivi né la premeditazione) e cioè la crudeltà che però cadde in Cassazione, secondo noi erroneamente, perché fu crudele uccidere la madre che sapeva della presenza della figlia sul posto e non sapeva neppure che fine avrebbe fatto. Non era solo una questione di numero di coltellate che possono non incidere se l’arma è piccola e i fendenti servono per uccidere". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)