(Adnkronos) – Sei italiani su dieci (60%) in viaggio all’estero per lavoro o in vacanza si sono imbattuti almeno una volta in un piatto o una specialità Made in Italy taroccati. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Notosondaggi divulgata in occasione del Summer Fancy Food 2023 di New York City il più importante evento fieristico mondiale dedicato alle specialità alimentari presso il Javits Center dove al Padiglione Italia (level 3, stand n.2718) Coldiretti, Campagna Amica e Filiera Italia mettono a confronto per la prima volta le autentiche specialità nazionali con le brutte copie di imitazione mentre i cuochi contadini dimostreranno la differenza tra i veri piatti della tradizione gastronomica tricolore e quelli storpiate all’estero con ricette improponibili. Una occasione per sostenere la candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco che – ricordano Coldiretti e Filiera Italia – si svolge dopo l’approvazione da parte del Governo del Disegno di Legge su “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy che prevede l’istituzione di un ente per la certificazione di qualità a favore della ristorazione italiana all'estero con ben l’87% degli italiani ritiene importante per verificare la reale origine dei piatti serviti. Non è un caso, sottolineano Coldiretti e filiera Italia, che la ricetta più popolare negli Usa sia “macaroni and cheese” e si ottiene cucinando la pasta con una salsa a base di formaggio, molto spesso cheddar di produzione statunitense. Si tratta di una pasta cotta al forno in una salsa di besciamella e formaggio che sembra derivare da un vecchio libro di cucina italiana del 14esimo secolo. Un esempio illuminante della trasformazione che subiscono i piatti della tradizione tricolore nel nuovo continente. Un vero sacrilegio, continuano Coldiretti e Filiera Italia, è considerata in Italia la pizza all’ananas che invece in America è apprezzatissima, specialmente con aggiunta di prosciutto al pari degli spaghetti bolognese con le polpette di carne servite come piatto unico che sono un must della cucina italo-americana anche se in Italia non esiste. Per non parlare della carbonara che negli Usa preparano bacon al posto del guanciale e la panna o lo yogurt per dare consistenza o delle lasagne che vengono servite la l’immancabile presenza della ricotta. Molto diffuso da parte degli americani è infatti l’uso improprio di ingredienti della tradizione Made in Italy come il pesto che viene usato come una salsa da usare su tutto, dai crostini al pane fino al pollo. Stesso discorso vale per il Parmigiano, in nove casi su dieci consumato nella versione taroccata del Parmesan del Wisconsin. Non mancano – precisano Coldiretti e Filiera Italia – le varianti di ricette della tradizione popolari come la bruschetta che negli Usa si è trasformata nel garlic bread con il pane imbottito di pezzi di aglio o annegato nel burro aromatizzato all'aglio. E se in Italia il condimento immancabile e a base di olio extravergine di oliva, per l’Italian dressing a stelle e strisce non esistono davvero limiti con le combinazioni più fantasiose a partire dall’olio di soia. Una flessibilità che riguarda anche i piatti più semplici della tradizione tricolore come la caprese con la versione americana che utilizza la mozzarella di produzione locale, molto diversa da quella italiana e non solo nella forma. “La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani” è per questo è importante fare chiarezza sulla cucina italiana nel mondo con il riconoscimento come patrimonio Unesco” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che al valore culturale si aggiunge quello economico ed occupazionale per il Paese”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)