Sono Anna, e sono la moglie di un Carabiniere che ha deciso, da quando esiste la possibilità anche per i militari di avere i Sindacati, di dedicarsi a questa attività, fondando assieme ad altri “coraggiosi”, il Nuovo Sindacato Carabinieri. Da quasi 4 anni, oramai, la vita di mio marito ruota attorno al Sindacato. Quando è libero dal servizio, ogni giorno è immerso nella sua attività che lo impegna spesso fino a tarda notte al computer e al telefono con i colleghi. Il soggiorno di casa e anche la cucina, oramai sono diventati l’ufficio del Sindacato, sommersi di carte e cartelline, bandiere, rollup.
Spesso passiamo le serate, io alla tv e lui al telefono con colleghi di ogni parte d’Italia ad organizzare convegni, incontri sindacali, difese e
rivendicazione dei diritti dei Carabinieri.
Da 33 anni oramai, fin da quando lavorava in Stazione, al Nucleo Radiomobile, Nucleo Operativo, Battaglione, condivido con lui le sue gioie, le sue tristezze, le sue incazzature, come d’altra parte fanno tutte le mogli dei Carabinieri d’Italia. Per stargli vicino e non perdere i momenti del suo tempo libero, cerco di sopportarlo e di supportarlo nella sua attività extralavorativa sindacale, standogli vicino il più possibile. Due anni fa mi chiese il sacrificio di rinunciare alle vacanze al mare o in montagna, poiché voleva dedicare le sue ferie annuali, per gli impegni sindacali, non avendo ancora nessun tipo di permesso sindacale per svolgere tale attività. Capii che questa cosa era importante per lui, e quindi l’ho tranquillizzato senza mai fargli pesare questa scelta. Come compresi la necessità, soprattutto per i primi due anni, di sottrarre soldi dai bilanci familiari e tempo alla propria vita privata, un tempo che sempre più si assottiglia. Nell’ultimo periodo però, ho avuto modo di constatare con i miei occhi e le mie orecchie, ciò che sta subendo.
E’ diventato oggetto di diversi procedimenti penali penali e diversi procedimenti disciplinari, tutti derivanti dall’attività sindacale sempre più serrata. E’ diventato da Luogotenente C.S. con note caratteristiche commendevoli e valutato per oltre un ventennio “eccellente”, un carabiniere che è appena sufficiente. Lo vedo ogni giorno muoversi tra avvocati, udienze penali e commissioni disciplinari, ma non perde mai lo stile, la voglia e la determinazione per aiutare gli altri. Una volta gli chiesi: “Ma chi te lo fa fare di esporti così e renderti facile bersaglio da parte di coloro che ancora vedono come il fumo negli occhi i sindacati militari? ” Lui mi rispose con una serenità disarmante: ”Se non lo faccio io che ho i capelli bianchi e 35 anni di servizio, di espormi per agevolare un cambio culturale nella scala gerarchica su una materia così delicata e autorizzata dalla Corte Costituzionale chi può farlo? Chi può aiutare i colleghi a comprendere quali sono i loro diritti e quali siano i loro doveri? Chi è deputato a tutelare i cittadini non può non essere in grado di tutelare i propri diritti. Potrei mai chiedere a un collega che non ha ancora raggiunto il grado apicale un sacrificio del genere, sapendo come talvolta funziona al nostro interno? Sono felice di fare da calamita e da parafulmine per tutti, sapendo che la Giustizia mi renderà soddisfazione e anche coloro che oggi tentano di intimidirmi o tapparmi la bocca, dovranno ricredersi e fare ammenda sul loro comportamento. Io la sera voglio guardare i miei figli negli occhi dicendo loro che anche oggi ho distribuito del bene e ho agito secondo legge per difendere i colleghi. Sarò sempre sereno davanti ai Tribunali amministrativi e penali che faranno il loro dovere e mi giudicheranno”.
E sapendo che questa mia riflessione lo farà forse arrabbiare, ecco, questo è mio marito, Massimiliano Zetti, l’uomo che amo, il padre dei miei figli, il fondatore del Nuovo Sindacato Carabinieri.