Alla luce dei nuovi rincari che vedono un record sul prezzo di gas e energia elettrica, con l’accelerazione del Governo per attuare un piano di risparmio, l’Arma dei Carabinieri va nettamente controcorrente, aumentando l’orario di lavoro settimanale nei reparti di Istruzione, contribuendo – di fatto – ad un conseguente aumento della spesa in materia energetica.
«E’ giunta una circolare di poche righe da parte del Comando Generale che ha deciso, senza consultarsi con le associazioni sindacali, di aumentare i giorni lavorativi negli istituti di istruzione d’Italia, a partire da settembre. Se fino ad oggi in tali reparti si lavorava 5 giorni settimanali con un addestramento dalle ore 6.30 alle ore 18.00, da settembre gli allievi e il personale effettueranno servizio anche il sabato mattina, vedendosi appena un giorno libero, per non parlare di chi, impiegato anche la domenica, lavorerà 7 giorni su 7. Oltre ad incrementare la spesa di materia energetica perché si usufruirà di più di luce e gas, questo comporta per chi abita in altre regioni, l’impossibilità di ricongiungersi con la famiglia».
Lo rende noto Massimiliano Zetti, segretario generale del Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC) che ha inviato a tal proposito una nota al Comando Generale.
«Questa misura – continua Zetti – appare illogica e in controtendenza con i diritti dei lavoratori in uniforme. Tenere gli allievi nella scuola h24, senza particolari esigenze di servizio, non tiene conto delle spese che l’amministrazione dovrà affrontare, se si pensa che le scuole sono vissute da migliaia di uomini giornalmente come nel caso specifico della Scuola Allievi Marescialli e Brigadieri di Firenze in cui i corsisti, oltre 3000 uomini, permangono nella scuola per tre anni. Ancora – prosegue -, questo incide negativamente sul benessere del personale che non può tornare a casa o godere di almeno 48 ore di riposo. In un momento in cui si mette al centro il benessere del personale, soprattutto in virtù dei tanti e purtroppo frequenti suicidi verificatisi negli ultimi tempi tra le forze dell’ordine, è paradossale voler riportare l’arma agli anni ‘70 e trasformare i reparti d’istruzione in bunker dove si vive h24. Ci chiediamo se il Ministro della Difesa sia a conoscenza di questo provvedimento e se il Comando Generale abbia fatto bene i conti. Come sindacato – conclude – valuteremo in base alle disposizioni che verranno impartite nelle prossime settimane, di ricorrere all’Autorità Giudiziaria competente verso questo provvedimento che sconvolge la vita di decine di uomini e donne che dopo anni di Arma territoriale avevano accettato negli anni passati il trasferimento presso i reparti d’istruzione per avere una settimana corta, rinunciando anche in parte, a quelle competenze stipendiali non previste nei reparti d’istruzione e che sarà da ostacolo nei futuri trasferimenti».