Il 208° anniversario dei Carabinieri è stato festeggiato in diversi luoghi Italiani, un avvenimento che celebra la presenza e l’importanza dell’Arma nel tessuto sociale. Quest’anno con una novità sensibile che è legata alla legge sui sindacati militari in vigore da qualche giorno e che ha visto il Comandante, Generale Luzi, protagonista per l’Istituzione nel costruire relazioni solide per tutelare adeguatamente (e finalmente dopo ) con una vera rappresentanza sindacale dei Lavoratori Carabinieri, prima con una riunione con tutti i segretari generali delle diverse sigle, tra le quali il nostro NSC, poi con l’invito ufficiale dei sindacati alle diverse cerimonie, certificando il nuovo corso di progresso e cominciando a costruire la sua parte del ponte che ci porterà a un confronto continuo (secondo le sue parole) dal quale beneficeranno i Diritti e la Sicurezza di tutti i Carabinieri.Mentre comprendo perfettamente il ruolo che la festa di Roma rappresenta per la sua funzione istituzionale devo però criticare negativamente quello che sta succedendo nei vari comandi periferici. La critica proviene dalle esperienze che abbiamo vissuto (io da diversi decenni) in questa occasione. Le piccole cerimonie locali, in passato, erano esclusivamente propedeutiche a quello che avveniva una volta che le personalità locali andavano via, quando si organizzavano tavolate con le famiglie, nelle mense o nei ristoranti, tutti insieme, con i Figli che scorrazzavano felici, mentre tutti avevano quel giusto punto di incontro che contribuiva, quello sì, allo spirito di corpo e di appartenenza necessario per svolgere questa professione così importante per la sicurezza delle nostre Comunità, per la Gente.Invece cosa succede nella maggior parte dei posti? Io posso raccontare quello che avviene qui in Abruzzo, nella mia città (L’Aquila). Due turni di prove più la cerimonia, con un centinaio di Colleghi coinvolti (il lettore può tranquillamente calcolare le pattuglie che non sono potute uscire per tre giorni, soprattutto con i problemi di organico che viviamo da tempo nella nostra provincia). Benissimo, va celebrata giustamente la nostra Istituzione, ma voi penserete che dopo i sacrifici della cerimonia avvenga quella festa, quella vera, di cui ho parlato qualche riga fa, quella per autocelebrarsi e ricaricare l’unità di intenti, tanto declamata (sulle circolari, ndr) e necessaria per chi veste la divisa con la banda rossa. No, sbagliato, tutti a casa. Negli anni precedenti avvenivano cene di nicchia, quest’anno non so e neanche voglio saperlo. Succede solo dove sono io? Chiaramente da anni ormai noi Carabinieri ci ritroviamo qualche giorno dopo, tutti insieme, come una volta, per ritrovare quella unità che ci serve per affrontare un lavoro che diventa sempre più complicato e che necessità almeno di quella pseudo-serenità che solo un gruppo perlomeno coeso e che si parla, che si sfoga tra persone di cui si può fidare, può mantenere. Perché per quanto sia complicato andare d’accordo in qualsiasi comunità o gruppo sociale, solo ritrovandoci (ogni tanto e quando possiamo) siamo in grado di rilanciare la nostra passione e la nostra azione indispensabile per la Sicurezza dei nostri concittadini. Noi continueremo a farlo, anche attraverso il processo solidale che il Nuovo Sindacato Carabinieri sta costruendo in tutta Italia, continuando a coinvolgere tutte le parti sociali, per coltivare il concetto di cittadinanza attiva a cui teniamo da sempre.Viva, sempre, i Carabinieri, e un pensiero profondo alle Famiglie e agli Amici dei Colleghi che hanno smesso di combattere e hanno scelto, purtroppo, di togliersi la Vita (già troppi, anche quest’anno).