Mercoledì 25 il comandante generale dei Carabinieri incontrerà i Sindacati, un giorno storico che avviene a 48 ore della validità della legge 46/2022 che ha legittimato la presenza delle tutele di associazione e sindacali anche per i Cittadini Militari.
Per il Nuovo Sindacato Carabinieri sarà una occasione importante per portare per la prima volta all’interno di un rigido micromondo, spesso autoreferenziale e autoconservativo (per alcune nicchie), l’idea di partecipazione effettiva per costruire un giusto e improcrastinabile percorso che deve avere come tema unico e principale la tutela dei Diritti, della Sicurezza e del Benessere dei Carabinieri.
In questi ultimi giorni che ci separano da questo evento che rappresenterà finalmente una reale rappresentazione, facendo tramontare derive personalistiche che hanno danneggiato le nostre aspettative, causando ingiustizie derivanti dalla discrezionalità soggettiva, abbiamo continuato ad incontrare il personale, omettendo luoghi e date degli incontri per non danneggiare chi ha voglia di raccontare tutte le incongruenze che inquinano la serenità e quel senso di partecipazione che ognuno di noi vuole continuare a sentire “veramente” e non per presa visione delle circolari.
Abbiamo colloquiato con diversi comandanti delle stazioni periferiche, in zone disagiate delle grandi città, che hanno la responsabilità di qualche centinaia di migliaia di Cittadini e che ci hanno raccontato di come si siano stancati di non essere ricompensati adeguatamente dei loro sforzi, insieme ai propri Colleghi con i quali condividono oneri e onori delle attività quotidiane, come di non avere voce in capitolo direttamente nelle riunioni di carattere operativo sulla sicurezza che interessano le loro enormi comunità, e anche della impossibilità di recuperare ore e ore di straordinario necessarie per affrontare le sfide del nostro lavoro (anche perché che senso avrebbe il mettersi a riposo se devi comunque essere a disposizione telefonicamente?).
Non voglio riportare tutte le problematiche rappresentateci, né abbiamo raccolte a decine e ne avremo occasione con i dirigenti locali, le nostre controparti sindacali, ma sicuramente non si può non menzionare le difficoltà di organico nella territoriale, che non possono essere subite e pagate da chi lavora già al massimo delle proprie capacità e, soprattutto, della propria pazienza (che potrebbe finire, insieme alla passione che è indispensabile per il nostro lavoro).
Mentre le piccole stazioni soffrono per l’incapacità di soddisfare il loro obiettivo primario che è quello di stare in mezzo alla gente, tuti i giorni, perché devono sopperire a deficienze organiche nei norm e alle continue richieste di OP, distogliendo il personale da servizi dedicati alle Comunità.
Per non dimenticare le Centrali Operative, che vedono gli operatori obbligati a turni oltre le consuete sei ore per compensare lo stesso problema. Crediamo che una ristrutturazione della territoriale sia la prima esigenza da affrontare, ascoltando il Personale e chi ne rappresenta veramente e oggettivamente la voce. La sensazione di Tutti è che non vengano affrontate le problematiche in maniera ufficiale (con scritti e relazioni) per “non disturbare il conducente”.
Abbiamo anche parlato con diversi allievi e giovani Carabinieri, impauriti dalla possibilità di iscriversi ai Sindacati perché timorosi di risvolti sulla loro ferma, e quindi ci viene conseguentemente facile chiedere al generale Luzi se oltre a programmare, giustamente, insegnamenti di diritto sindacale ai dirigenti, abbia anche pensato di introdurre delle ore nelle scuole a disposizione delle sigle sindacali (tutte, non solo quelle mascherate) per spiegare agli allievi e ai giovani Carabinieri quali siano i loro diritti?
Abbiamo letto e ricevuto messaggi nei quali dirigenti sindacali si firmano sia come cocer che con la loro sigla sindacale, altri, inviati al personale, che preannunciano che delegazioni cobar/cocer gireranno per i vari comandi, specificando che sono anche dirigenti di determinate sigle, chiedendo di “approfittare” anche in privato di queste visite? Il Comandante lo sa, è normale che siano accettati questi comportamenti?
Ma davvero può passare l’idea di promuovere solo quelle sigle che se la prendono con l’universo mondo ma mai con quei dirigenti della nostra Arma che ancora continuano a prevaricare il personale, in una chiara continuazione di quelle filosofie che hanno danneggiato da decenni le giuste aspirazioni delle Colleghe e dei Colleghi, contro la necessità non più prorogabile di creare percorsi di crescita oggettivi e uguali per tutti? Non vogliamo credere a una idea malsana di unire queste filosofie attraverso una “diabolica” regia contro una vera sindacalizzazione. Non ci crediamo, anche perché non siamo complottisti.
Crediamo invece, in NSC, che sia giunto il tempo di una reale partecipazione, sia per scrivere insieme le regole delle relazioni sindacali che dal 28 prossimo non possono essere più ostacolate, sia per costruire quel famoso ponte attraverso rapporti forti e autonomi, senza tentazioni di ammorbare nuovamente la nostra Istituzione con accordi compatibili con la serietà che ci viene riconosciuta, evitando ritorni a un passato non più accettabile.
Proprio Papa Francesco, sabato scorso nel 90imo anniversario di Famiglia Cristiana, davanti al generale Luzi e ad altri grecati dell’Arma dei Carabinieri, ha detto:
“Non andare indietro per creare piccoli gruppetti di autoconservazione; bisogna costruire insieme il villaggio globale, una rete delle relazioni umane che respinga ogni forma di discriminazione e prevaricazione”.
Non penso ci sia bisogno di aggiungere altre parole.
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