Punito con un giorno di consegna per aver espresso una libera opinione, tra l’altro non offensiva, in un gruppo Facebook.
Protagonista della vicenda è un appuntato scelto dell’Arma dei Carabinieri in servizio in Friuli Venezia Giulia e che vive in provincia di Udine.
Qui, il militare, in un commento pubblicato a corredo di un post di Facebook, ha espresso una critica nei confronti dei consiglieri di opposizione del comune in cui risiede, ritenendoli poco propositivi.
Una critica politica legittima, da libero cittadino e contribuente, evidentemente non accettata dai consiglieri comunali che ne hanno inviato copia al comandante di stazione presso la quale il militare presta servizio.
Nei confronti del carabiniere è stato dunque avviato un procedimento disciplinare con la sanzione di un giorno di consegna poiché, con il suo post su Facebook avrebbe “denotato minor contegno ed imparzialità della vita privata”, contravvenendo all’art. 732 del Codice dell’ordinamento militare in tema di «contegno militare».
A tale decisione era stato presentato anche un ricorso gerarchico che è stato però respinto.
Insomma, un provvedimento in netto contrasto con il diritto costituzionalmente garantito della libertà di espressione, così come riconosciuto dal TAR del Friuli Venezia Giulia, che ha accolto il ricorso avviato dal militare, difeso dagli avvocati Giorgio Carta e Giovanni Carta.
Si tratta di una sentenza importante che sancisce, il sacrosanto diritto di critica anche per i carabinieri fuori dal servizio.
Il Tar ha infatti stabilito che il provvedimento nei confronti del militare, reo di aver espresso una libera opinione come garantito dall’art. 21 della Costituzione, cos come quello con cui è stato respinto il ricorso gerarchico “sono oggetto di gravame, in quanto ritenuti afflitti da violazione delle garanzie fondamentali di cui all’art. 21 della Costituzione della Repubblica, eccesso di potere per travisamento dei fatti e violazione dei canoni di proporzionalità”.
Infatti, sempre come si legge nelle 8 pagine di sentenza, il commento del militare non ha in alcun modo leso il prestigio dell’Arma dei Carabinieri.
Pertanto, accolto il ricorso e annullato i provvedimenti nei confronti del Carabiniere, il Ministero della Difesa dovrà rimborsare le spese sostenute.
Della vicenda si è detto soddisfatto Massimiliano Zetti, Segretario Generale del Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC) che, avendo preso a cuore la vicenda l’ha affidata al capo dell’ufficio legale di NSC, l’avvocato Giorgio Carta, il quale ha portato a casa l’eccellente risultato: «La vicenda – ha detto Zetti – dovrebbe essere presa ad esempio dal Comando Generale Arma per impartire disposizioni e ammaestrare i comandanti ad ogni livello, al fine di instillare il semplice concetto che le garanzie e i diritti costituzionali fondamentali appartengono a tutti, anche al cittadino militare che non deve essere considerato un cittadino di serie B».