Gentile direttor Perrino,
mi presento: sono Monica Giorgi, presidente di NSC – Nuovo Sindacato Carabinieri e sono anche un Carabiniere.
La ringrazio per l’opportunità che ci ha fornito di parlare di questa tematica a noi tanto cara. Giusto pochi giorni fa mi sono trovata ad affrontarla alla presenza di magistrati, psicologi e questori in un convegno sulla violenza di genere.
La ringrazio per l’opportunità, perché è un argomento che ci sta molto a cuore, ma non per il modo in cui si è espresso durante la trasmissione condotta da Milo Infante sulla Rai. Nella sua voce ho colto un tono sprezzante che, evidentemente, non è proprio riuscito a trattenere, e me ne dispiaccio.
Gentile direttor Perrino, noi carabinieri non abbiamo bisogno di disprezzo. Con il suo modo di porsi nell’ambito della trasmissione, ha purtroppo dimostrato la stessa ignoranza di quei carabinieri che critica.
E ha ragione quando dice che abbiamo bisogno di formazione, siamo noi i primi a chiederla.
Le garantisco che un argomento come la violenza di genere ha sì bisogno di figure formate, ma attualmente, a quanto mi risulta, la formazione specifica sull’argomento manca non solo ai carabinieri, ma anche agli avvocati, ai giudici, alle procure, nonché ai servizi sociali e ai servizi psichiatrici. Insomma, a tutte le figure che si trovano a dover sostenere le vittime di questo tipo di violenze.
L’utilizzo dell’immagine di un carabiniere che trascrive una denuncia con un solo dito, unita all’accusa di mancanza di cultura, rischia di illudere tutti, lei compreso, che il problema nella gestione di questo tipo di situazioni sia solo la scarsa istruzione. Non credo sia così. L’argomento è talmente complesso che necessiterebbe non solo di persone formate a livello procedurale e legale, ma anche, e oserei dire soprattutto, di persone con un’attitudine all’empatia e all’ascolto, capaci di comprendere le sofferenze e le difficoltà della persona che hanno di fronte, la vittima.
A tal proposito, la vorrei invitare a guardare il cortometraggio “Piccole cose dal valore non quantificabile”. Chissà, magari potrebbe trovare degli spunti che la aiutino a comprendere che i valori che dovrebbero possedere le persone che indossano la nostra divisa non sono solo quelli a lei tanto cari.
Il fatto che l’arma dei Carabinieri abbia investito molte risorse nell’istruzione (ma non nella formazione) dei suoi militari – pensi, alcuni di noi riescono perfino a scrivere le denunce utilizzando tutte e dieci le dita delle mani – purtroppo non garantisce la presenza nelle caserme di persone migliori. Anzi, sembra quasi che la grande importanza data ai titoli di studio ci renda più difficile mantenere quei valori che erano, e dovrebbero sempre essere, le colonne portanti della nostra istituzione.
In conclusione, da presidente di NSC, la inviterei a rivolgere le sue perplessità direttamente al Comando Generale e al Ministero della Difesa, dove troverà persone con un livello di istruzione e cultura che forse riterrà adeguato, visto che ritiene noi carabinieri troppo ignoranti.
A loro potrà avanzare, giustamente, le sue pretese di maggiore formazione.
Gentile direttor Perrino, se si unirà a questa nostra battaglia, avallando le nostre richieste, ma senza offenderci o denigrarci, ne saremo solo felici.