Di Giorgio Carta, Avvocato difensore di Colombo Labriola e Di Sano
Il processo Cucchi ter (quello cosiddetto dei depistaggi, anche se si contestano altri reati) dimostra com’è impopolare difendere le forze dell’ordine in Italia. La folla reclama pene per tutti, senza minimamente conoscere le versioni degli imputati, ritenuti tutti indistintamente colpevoli perché lo dice la tv. Del resto, nessun organo di stampa ha mai riportato i diversi argomenti difensivi dei militari accusati, né potrebbe essere diversamente, vista l’assenza dei giornalisti durante le solitarie arringhe difensive, invece presenti ed attenti per la requisitoria della pubblica accusa. Quindi, oggi tutti gioiscono per le condanne inflitte e taluni perfino smodatamente fanno festa, che è uno spettacolo fuori luogo anche per le condanne scontate, figuriamoci per quelle controverse.
Solo la versione dell’accusa è nota a tutti perchè ampiamente diffusa dai media e soddisfa tutti perchè giustamente ripugna a qualsiasi persona normale che Stefano Cucchi sia morto nelle mani dello Stato.
Quanti sanno, però, che Colombo Labriola è sotto processo per aver stampato e subito consegnato due documenti scritti da altri che nemmeno ha potuto leggere? Quanti sanno che Di Sano è stato condannato per aver eseguito, da giovane carabinierino alle prime armi, l’ordine di firmare un atto che non aveva (e tuttora non ha) motivo di ritenere falso? Nessuno, eppure tutti invocano festosi la ghigliottina e pochissimi si pongono dubbi o azzardano distinzioni.
Chiedete allora a Ilaria Cucchi ed al suo difensore perché pubblicamente lodano il luogotenente Colombo Labriola, ma al processo ne hanno sollecitato la condanna.
Tra pochi giorni, a chi importeranno più questi distinguo se non ai diretti interessati ed alle rispettive famiglie?
Io ho la coscienza serena, da uomo prima che da avvocato, di avere difeso due onesti servitori dello Stato e la mia battaglia al loro fianco prosegue. Né si ferma qui la mia lotta per le forze dell’ordine oneste (la stragrande maggioranza) che quotidianamente ci proteggono ed alle quali basterebbe concedere, anche solo per un giorno, il diritto di sciopero per far capire a tutti quanto dobbiamo essere loro riconoscenti, tra un’invocazione di ghigliottina e l’altra.