Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2021
In questa giornata come NSC abbiamo una sola richiesta: formazione e sensibilizzazione sul tema della violenza di genere di tutto il personale che svolge quotidianamente servizio a contatto con il cittadino. Chiediamo che la formazione di questo personale non si limiti alla conoscenza delle normative vigenti ma comprenda una effettiva sensibilizzazione in materia di parità di genere, una formazione a tutto tondo sul tema che grandi e piccole aziende attuano già da tempo, affidandosi a studiosi ed esperti in materia.Una siffatta formazione permetterebbe ad ogni singolo Carabiniere di comprendere che la violenza di genere è un problema culturale, qualcosa che viene coltivato tutti i giorni nella nostra società del quale il femminicidio non è che l’ultimo stadio. Un problema culturale che fa danni enormi, con la “piccola” differenza che per chi fa il nostro mestiere quei danni non si limiterebbero solo alla cerchia delle proprie conoscenze, ma potrebbero estendersi a tutte quelle vittime che si rivolgono a noi per chiederci aiuto. Al di là della formazione che sta facendo l’Arma sul tema, è impensabile credere che in una istituzione fino a venti anni fa esclusivamente maschile non vi sia ancora molta strada da fare, esattamente come in tutti quegli altri contesti lavorativi dove le donne sono da non molto presenti. Tra le nostre fila sono ancora in troppi a non comprendere che i tratti di questo problema strutturale sono ancora invisibili a molti, proprio perché li abbiamo introiettati dentro di noi. Fanno parte della nostra cultura, della nostra educazione. Per troppi ancora non è affatto scontato che il trauma di una violenza sessuale ed un apprezzamento sessuale non richiesto appartengono ad un unico soffocante sistema di relazioni tra uomini e donne che rendono le seconde prive di un reale rispetto. La violenza contro le donne non è un fenomeno dal quale come Carabinieri possiamo prendere le distanze pensando che riguardi solo quegli uomini maltrattanti che vengono penalmente perseguiti. È un fenomeno sociale che dovrebbe interessare tutti gli uomini non perché debbano “pentirsi” o assumersi la “colpa” di qualcosa, ma perché quel fenomeno è un sintomo preciso di ciò che condiziona il loro comportamento. Fin da piccoli tutti gli uomini iniziano ad introiettare i condizionamenti frutto di un’educazione secondo la quale i “veri uomini” non devono mostrare sentimenti, né cedimenti, dove i migliori sono i più ricchi, i più potenti, i più realizzati, e dove non vi è alcuno spazio per sensibilità, emotività, empatia. Non c’è poi da stupirsi se ciò che poi sostiene una logica femminicida non è il raptus, termine tanto abusato dai media, ma quella stessa idea di possesso – e di potere – così importante nella tipica educazione al maschile. È tanto difficile comprendere che questi condizionamenti sono delle catene anche per gli uomini?Riteniamo che il lavoro da fare sia ancora tanto, forse anche a causa di retaggi ascrivibili alla nostra splendida tradizione: troppi (e troppe) di noi sono infatti ancora inconsapevoli della differenza tra gentilezza e cavalleria. Quest’ultimi due termini non sono sinonimi e la seconda cela dietro di sé codici di comportamento – e di potere – ben precisi: il classico gesto nel nostro ambiente è quello di un superiore che “dà la precedenza” ad una collaboratrice, convinto dell’opportunità del suo gesto, ma la lista di questi atti di sessismo benevolo – perché di questo si tratta – sarebbe infinita. Il gesto appena descritto non può che apparire agli occhi dei colleghi e delle colleghe come un implicito messaggio di inadeguatezza della collega nel contesto lavorativo: per l’appunto, la cavalleria prevede un cavaliere e un cavaliere prevede una damigella in pericolo. Il rapporto non è paritario, ci sono un salvatore e qualcunA da salvare. Il rovescio della medaglia è che quelle “damigelle” sono delle appartenenti all’Arma le quali di tutto dovrebbero necessitare meno che di essere salvate da qualcunO e tantomeno di aspettarselo.Concludiamo evidenziando che, come Sindacato, riteniamo inaccettabile che vi siano ancora numerose Stazioni senza personale formato sulla materia, quotidianamente addetto alla ricezione del pubblico, e dunque delle vittime di violenza domestica e di genere. Tuttavia, alla luce di alcune segnalazioni che abbiamo ricevuto, riteniamo impensabile che possa essere dato l’incarico di referente per la violenza di genere a persone non selezionate in base all’attitudine, non seriamente interessate all’argomento e/o senza una esperienza pregressa sul tema. L’argomento è troppo delicato per far sì che la selezione possa avvenire slegata dal merito. E va da sé che poi è inutile scrivere circolari, a posteriori e magari a seguito di tragedie avvenute, nelle quali – a quel personale imprudentemente scelto – si richiede maggiore sensibilità e attenzione sul tema. Apportare una giusta cultura nella vita dei Carabinieri significa avere professionisti, coniugi, genitori e persone migliori, oltre a contribuire alla indispensabile diffusione di valori fondamentali.Buon giovedì 25 novembre.
Monica Giorgi Presidente del Nuovo Sindacato Carabinieri