Gentilissima Redazione e Lettori,
come sicuramente avrete letto, il Senato ha appena approvato il DDL che dovrebbe disciplinare le relazioni sindacali e inviato lo stesso alla Camera per la terza lettura.
Devo premettere che sono uno dei segretari nazionali del Nuovo Sindacato Carabinieri, autorizzato dal Ministero della Difesa dopo l’analisi dei vari stati maggiori (e già il verbo autorizzare evidenzia l’ossimoro costituito da una autorizzazione del datore di lavoro su un diritto sindacale garantito dalla Costituzione).
Il DDL, che porta il nome della deputata del M5S Corda, ha iniziato il suo iter dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha ristabilito il diritto all’associazione tra militari, diritto negato dall’inizio della nostra storia repubblicana. Il problema principale è che il Parlamento, tranne pochissime eccezioni, invece di ascoltare il contributo dei destinatari della legge e di ricorrere a normative già esistenti per le Forze di Polizia a ordinamento civile, che hanno dimostrato da decenni la loro efficacia e l’esclusione di qualsiasi problematica di tenuta democratica del sistema, ha, nel corso dei vari emendamenti, sia alla Camera che al Senato, annullato quasi completamente la possibilità di una vera azione sindacale, fondamentale per tutelare dignitosamente i diritti dei Cittadini militari Italiani.
Non voglio ammorbare i Lettori, ma, durante le audizioni, le Organizzazioni Sindacali riconosciute hanno presentato documenti ed elaborati, chiedendo l’applicazione di quegli strumenti legislativi già efficienti, sia per le relazioni che per tutti gli aspetti tecnici di funzionamento (p.e. e non solo: calcolo della rappresentatività , tutela del giudice del lavoro per le controversie antisindacali invece del TAR previsto nel DDL, competenze uguali alla FFPP civili per poter affrontare i tavoli della contrattazione in modo completo ed evitare un boomerang di credibilità per le istituzioni causato da competenze parziali.
Gli stessi partiti, ministri, sottosegretari, senatori e deputati, che lodano il contributo dei sindacati nella Polizia di Stato e delle altre polizie civili per la loro partecipazione alle performance delle diverse istituzioni, hanno totalmente abbandonato i militari, annientando quasi completamente la possibilità democratica, garantita dalla Costituzione, di poter rappresentare con dignità e competenza funzionale i Comparti Sicurezza e Difesa garantiti da chi indossa le stellette sul proprio abito di lavoro.
Cittadini che ogni giorno garantiscono che tutti gli Italiani possano esercitare i propri diritti (basta solo pensare alla funzione sociale dell’ordine pubblico, che permette a qualsiasi persona di esprimersi liberamente) mentre vedono i propri compressi, in nome di concetti che non c’entrano nulla con la tutela dei Lavoratori.
Confondere i doveri e la militarità con i diritti è un esercizio retorico che non ha nessuna logica e offende tutti Noi.
I Carabinieri e i Militari di qualsiasi Forza Armata o Corpo sanno benissimo quali siano i propri doveri, hanno giurato sulla Costituzione dal primo momento della loro particolare vita professionale, che ha un impatto importante anche sulle loro vite personali e delle proprie Famiglie che vivono insieme l’essere servitori del Popolo.
Qui invece il tema è quello dei diritti, di poter “sindacare” in maniera terza e indipendente per garantire la serenità dei Cittadini militari e, di riflesso, l’efficienza dello Stato nella sua funzione più delicata, la sicurezza delle Comunità.
Chiediamo a Chi legge se ci meritiamo questa invisibilità e questo maltrattamento dalla Politica.
Chiaramente non accetteremo passivamente queste filosofie che certificano, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto la Politica sia lontana dalle esigenze degli Italiani. Useremo gli strumenti garantiti dalla Costituzione per portare avanti la nostra protesta, in maniera civile, come lo è stata fino ad adesso..