50 Suicidi nelle Forze dell’Ordine (48 nelle Forze di Polizia, Locali e Private).
A oggi 22 Carabinieri tra i quali 3 Carabinieri Forestali (in percentuale 40 su 100mila, un dato impressionante se lo si compara con qualsiasi altro gruppo sociale) hanno deciso di non voler più combattere e rimanere con tutti noi.
9 Marescialli, 4 Brigadieri, 6 Appuntati, 3 Carabinieri: 22 Uomini, 22 Colleghi che non ci sono più.
Nel 2020 altri 15 Carabinieri si sono tolti la vita. Numeri impressionanti.
Perché non si riesce a limitare questa piaga, a fare in modo che chi soffre non debba farlo in silenzio e invece possa chiedere aiuto senza essere emarginato, ricevere danni nella carriera, essere marchiato? I tentativi del Comando Generale fino ad ora sembrano inefficaci. Nell’ultima lettera che è stata mandata a tutti i Carabinieri, c’è finalmente l’ammissione di comprendere che qualsiasi tentativo deve essere fatto sulla prevenzione, anche se, come in tutte le materie, si continua a non coinvolgere il personale, che non è rappresentato, nonostante le nostre continue richieste di partecipare e di dare contributi e a fare da vero tramite tra chi prende le decisioni e chi le subisce, purtroppo senza avere nessuna voce in capitolo.
Ma ci vuole così tanto a comprendere che i Carabinieri non si fidano del sistema che è stato improntato?
È chiaro che prevedere è impossibile. È possibile che non siano solo le cause professionali che scatenano queste decisioni, ma non si può escluderlo a priori e con certezza.
Diverso è creare una rete di supporto che non crei invece di aiuto una ghettizzazione o la paura di essere perseguiti in altro modo. Qualsiasi intervento che facciamo o una delle situazioni nella quale siamo coinvolti, ha un impatto su chi opera (immaginiamo, solo ad esempio, un codice rosso o essere testimoni di qualsiasi violenza, fisica o meno).
L’essere umano convive con lo stress. Diverso è saperlo gestire ed essere aiutati nell’imparare a farlo. Serve la libertà di poter andare in qualsiasi momento da uno specialista con serenità e senza il timore che possa danneggiarci professionalmente. Andare a farsi una chiacchierata con uno psicologo non deve essere visto come una debolezza ma come una risorsa per diventare più forti, per continuare a lavorare al massimo delle proprie possibilità.
L’Arma non ha saputo creare questa serenità e l’ultimo intervento del comando generale sembra continuare a fare lo stesso errore. Manca del tutto l’autocritica e ad ammettere che non si possono fare le cose da soli senza la partecipazione, senza aprire i tavoli a chi porta la voce di quei Colleghi che non sono ascoltati, che soffrono, come abbiamo chiesto più volte noi del Nuovo Sindacato Carabinieri.
Continuiamo ad assistere al ritiro di pistola e tesserino o invio a visita per una denuncia di diffamazione o a chi, in attesa di trasferimento, dichiarava nelle memorie che a seguito di diniego sarebbe potuto aumentare lo stress e la mancanza di serenità. Essere sinceri o essere denunciati perché magari troppo attivi nella propria professione deve diventare un limite?
E cosa dire di differenze di trattamento secondo ruoli e/o influenze quando sussistono le famose incompatibilità ambientali?
Non servono numeri ma qualità nel fornire supporto, costruire la fiducia. Sempre se si vuole crescere e migliorare.
Stiamo organizzando un incontro tra i sindacati militari e civili, delle FFOO e del mondo civile, per incontrarci, condividere le esperienze e fare pressione con proposte comuni. Gli sforzi su queste materie devono essere comuni.
Sicuramente il nuovo responsabile del Dipartimento Sanità, il Generale Di Stasio, ha la capacità di fare bene, di analizzare la situazione da un punto di vista pragmatico e dalla parte dei Carabinieri.
Lo ha dimostrato da comandante dell’ufficio relazioni sindacali, lavorando continuamente sulla costruzione del confronto, dimostrando una notevole predisposizione al dialogo, onestà intellettuale e coerenza nel rispettare le nostre posizioni e fare da tramite delle istanze dei Carabinieri che il Nuovo Sindacato Carabinieri rappresenta. A questo proposito auguriamo buon lavoro al suo sostituto ai rapporti sindacali, il Colonnello Uggeri, del quale abbiamo letto la storia professionale e della sua esperienza nella rappresentanza militare. Questo ultimo aspetto pone a suo favore, perché certifica che conosca benissimo cosa non sarà mai un sindacato reale. Il sindacato deve sempre mantenere e alimentare la sua terzeità e indipendenza dal datore di lavoro, per criticare costruttivamente per evitare prevaricazioni e discrezionalità, per la serenità dei Lavoratori, per farli lavorare al massimo della loro passione e competenze.
Noi attendiamo di essere convocati, come sempre a disposizione per tutelare i diritti di tutti i Carabinieri.