«Il Giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta del Pubblico Ministero e ha disposto l’archiviazione per il collega che la notte del 4 ottobre 2020 sparò e uccise il 17enne Luigi Caiafa durante una rapina a Napoli. Il tribunale ha stabilito che non fu una esecuzione e che il collega ha reagito legittimamente per difendersi da un imminente pericolo. Non è sicuramente facile in un contesto del genere e al buio, distinguere una pistola vera da una falsa, considerata la fedeltà della riproduzione».
Lo dichiara Fabio Conestà, Segretario Generale del Movimento Sindacale Autonomo di Polizia (Mosap), relativamente all’ordinanza di archiviazione disposta dal Gip. Quella sera, Caiafa e un amico, erano in sella ad un motorino rubato e tentavano una rapina ai danni di alcuni ragazzi. Arrivata la polizia, hanno puntato un’arma finta (fedelmente riprodotta) verso i due agenti, uno dei quali ha aperto il fuoco ferendo mortalmente il 17enne.
«C’è voluto un anno per stabilire quello che era chiaro sin dal principio – dice Conestà – un’arma puntata contro, in una terra difficile come quella napoletana e l’incertezza di quanto potrebbe venire da lì a pochi istanti. Il collega ha semplicemente sé stesso, i ragazzi vittime della rapina e l’altro agente che era con lui. Non avrebbe potuto fare diversamente. Siamo certi – prosegue – che non sarà stato affatto facile per lui, sia dal punto di vista emotivo perché si trattava pur sempre di un ragazzino, sia dal punto di vista lavorativo ed economico nel dover affrontare un processo, perizie e spese legali. Per questo motivo, a fronte dell’ennesima pronuncia della giustizia che riconosce la legittimità delle azioni dei colleghi in determinati contesti, chiediamo più tutele per chi opera in strada e la tutela legale fornita dall’amministrazione per fatti avvenuti in servizio. Non si può – conclude – rischiare di morire e finire a processo».