Luca Capuano l’amato attore napoletano, inizia i primi passi nel mondo dello spettacolo da giovanissimo come modello e in campo pubblicitario, per poi debuttare come attore, prima in teatro e poi nel cinema e in televisione. Fra i suoi lavori teatrali: “Fateci un applauso” di Fioretta Mari e “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta. Il suo esordio nel cinema arriva nel 2004 con un cameo nel film “L’amore è eterno finché dura”, diretto da Carlo Verdone. Tante le serie TV, sia Rai che Mediaset, che lo vedono protagonista, dalla soap opera di Canale 5, “Centovetrine”, dove interpreta il ruolo di Adriano Riva, al ruolo di Romeo nella fiction di “Capri 3”, a “Le tre rose di Eva” dove interpreta il perfido Edoardo Monforte. Lo ricordiamo anche nel cast della seconda serie della fiction di Raiuno “Che Dio ci aiuti” con il ruolo di Francesco Limbiati. Dal 2018 interpreta Sandro Recalcati nella soap opera di RAI 1 “Il paradiso delle signore”, e dal 2019 riveste i panni dell’avvocato Aldo Leone nella soap opera di RAI 3 “Un posto al sole”.
Inizi come modello nel campo pubblicitario, per poi debuttare come attore prima in teatro, poi cinema e tv. Interpretando personaggi molto amati dal pubblico italiano. Come nasce questa passione?
Si inizio come modello, ma più che inizio, io gioco con queste attività di foto, compagnie pubblicitarie , ma solo per il gusto di viaggiare e poterlo fare più spesso possibile. Dopodiché, per la recitazione è una passione che c’è sempre stata verso il teatro, verso il cinema e mi sono avvicinato per curiosità “studiando studiando studiando”, per poi diventare il mio mestiere a tutti gli effetti.
Se dovessi scegliere tra teatro, cinema e tv?
Se dovessi scegliere, sceglierei una bella storia. Una bella storia da recitare e da interpretare. Ogni mezzo di comunicazione ha delle caratteristiche diverse, ma l’interpretazione, la dedizione, la costruzione del personaggio è identica, quindi è una passione che poi può essere declinata in questi modi diversi. Il teatro è una passione, emozione diversa certamente.
Ai giovani talenti che vorrebbero diventare attori professionisti come te, che consiglio ti senti di dare?
Beh cosa dire può sembrare una cosa scontata, ma non lo è. In ogni cosa, in ogni mestiere, bisogna prepararsi nel modo migliore “studiando”. Questo è l’unico modo per diventare dei professionisti in quello che si fa. Quindi l’allenamento, lo studio, la preparazione, sono tutte cose che ti consentono poi di buttarti e di essere naturale quando reciti.
Come ti ci vedresti in un bel film poliziesco?
Un film poliziesco sarebbe una bella sfida, una bell’avventura, perché a me piace l’azione, mi piace il movimento, sono uno sportivo, l’atleticità, poter lavorare anche con il corpo su un personaggio mi divertirebbe di più, mi ci vedrei molto bene.
“Resilienza” il film sul femminicidio che ti vede protagonista, tratta una tematica molto attuale la “violenza sulle donne”. Un tuo messaggio a tutte le donne vittime di violenza.
“Resilienza” è stato un film in cui ho creduto e ho appoggiato sin da subito. È sicuramente un tema purtroppo così attuale e così ancora presente nelle nostre vite, nella nostra quotidianità, che non bisogna mai abbassare la guardia e anche questa per me è stata una nuova esperienza. Ho imparato nuove cose, tra le tante di cui adesso posso aver certezza è che non bisogna sottovalutare nulla, nel senso che anche un litigio, anche una violenza psicologica deve essere indagata, con questo non vuol dire che bisogna vivere nella paura, ma sicuramente nell’attenzione. Un messaggio che mi sento di dare alle donne vittime di violenza è quella di far tesoro per quanto possibile ed essere un esempio per le altre donne, essere un campanello d’allarme per le altre donne, quindi non smettere di diffondere il messaggio, di essere attente all’uomo che si ha accanto e non giustificare una violenza con l’idea della troppa gelosia o del troppo amore.
Come pensi si possa aiutare le vittime di violenza, ma soprattutto i loro figli? Dei figli spesso se ne parla troppo poco, ma le prime vittime sono loro.
Intanto bisogna aiutarle prima che si arrivi ad una violenza e quindi prestando ascolto, sostenendo le potenziali vittime e non emarginarle, non farle sentire sole. La vicinanza della famiglia e il loro appoggio è importante, come quella dei ragazzi e bambini che purtroppo sono le prime vittime conseguenti ad una violenza. Far sentire loro il più possibile l’amore di un amico, l’amore della famiglia, fare in modo che non si sentano in colpa a causa di un gesto simile e poi sicuramente c’è bisogno di professionisti. Il professionista è la persona che ha strumenti giusti per poter star vicino ad un bambino o a una vittima di violenza, parlo di psicologi o tali.
Prossimi progetti?
In questo momento sono tornato sul set. Mentre prossimi progetti sono legati al teatro, ma appena avrò certezza ne parlerò.
In ultimo, la nostra rubrica è dedicata a Pierluigi e Matteo, vittime in servizio della Polizia di Stato. Un tuo messaggio di speranza a tutti gli appartenenti delle forze dell’ordine da sempre in prima linea.
Ma più che un messaggio di speranza per loro, la speranza è più rivolta a noi cittadini che speriamo sempre che le forze dell’ordine ci siano e che siano sempre a vegliare su di noi. Credo che le persone dedite alla protezione, alla sicurezza di noi cittadini, siano delle persone speciali, altruiste, eroi. Credo che la speranza è che loro trovino sempre dei cittadini più meritevoli possibili e quindi da semplificare il più possibile il loro lavoro, la loro sorveglianza. Mi viene da pensare ai momenti di polemica, di aggressioni, anche soltanto verbali nei confronti delle forze dell’ordine e credo che siano anche loro essere umani e come essere umani possono anche sbagliare e ci possono anche essere delle mele marce, ma non per questo devono essere strumentali per condannare o buttare fango su un corpo intero. Ecco un cittadino migliore, sa che deve e può contare su le forze dell’ordine.