“La rubrica “Voi figli delle stelle”, come ben sapete da voce anche a chi non ha voce. Quest’oggi diamo voce a Gabriele Scapolon che ci racconta la sua storia. Una storia d’amore e devozione verso una divisa tanto sognata, ma allo stesso tempo una storia di ingiustizia che ha bisogno di giustizia.
Se mi chiedessero “quando nasce il tuo amore e la tua propensione alla Polizia di Stato?”, senza esitare risponderei “nel lontano 95”, questo per dire che una persona poliziotto ci nasce, non lo diventa. Certo è anche vero, che l’amore per questa immensa famiglia si consolida nel 2002, quando mia madre, per la prima volta mi fece salire a bordo della volante, lì l’amore lo sentii profondamente. Sono cresciuto in una famiglia in cui legge e autorità erano il mio pane quotidiano; amici, famigliari e per concludere il mio nonno Armando che era arruolato in Marina Militare. Quindi vien da sé facile da capire che come figlio, amico e nipote, la divisa prima o poi l’avrei indossata. Ma nonostante ciò, mi fu strappata di dosso ancora prima di indossarla. Il 18 maggio 2017, viene bandito, dopo 23 anni di silenzio assoluto, il “primo” concorso pubblico per l’assunzione di 893 Allievi Agenti provenienti dalla categoria civili. Subito inoltrai domanda, forse fui uno dei primi a farlo, a 00:01 tempo che il server consentisse l’accesso per compilare il questionario con tutti i dati. Inutile spiegarvi l’emozione e l’adrenalina che scorreva e che percepivo nelle mie vene. Non mi vergogno a dirlo che tra un sorriso e l’altro, un po’ si appannarono gli occhi. Pensai tra me e me “chissà il mio nonno Armando quanto fiero sarebbe di me”. La mia famiglia dal 2017 ad oggi è stata un punto saldo, ho trovato sempre conforto sia nel bene, che nel male. Nel male non perché inoltrai la domanda, anzi, ma perché lì iniziò il calvario di cui ancora tutti noi eravamo ignari. Ad agosto, il 9 per esattezza venni convocato a Fiera di Roma nel turno pomeridiano. Da Venezia presi il mio treno alle ore 8 e scesi a Roma alle ore 11. Era una giornata particolarmente calda, per assurdo quasi non lo percepivo tanto ero preso nel raggiungere il mio obiettivo. Alle ore 16:30 circa, finalmente aprirono i cancelli e gli agenti ci guidarono all’interno di questi ampi spazi dove ci saremmo dovuti sedere una volta presa la scheda. Mi ricordo ancora il settore, era quello B. Iniziammo il concorso vero e proprio, compilando questo questionario di 80 domande miste, tutte di cultura generale. Una volta finito, ripresi il treno e affrontai il mio viaggio di ritorno a casa. In treno scoprì di essere idoneo, tutto contento informai la mia famiglia con un messaggio “ho passato il concorso”. Da lì, attesi che lo svolgimento del concorso si concludesse e in attesa di chiamata per accedere alle successive prove, tornai al mio vecchio lavoro. Nel Marzo 2019 però, lo scenario di gioia cambia radicalmente, trasformandosi in tristezza, rabbia e dolore. L’ex Ministro degli Interni Matteo Salvini, cambiò i requisiti con un concorso ancora in opera (si perché la graduatoria del concorso 1148 si sarebbe conclusa il 31 marzo 2021) attuando così un effetto retroattivo, oltre che una vera e propria illegittimità costituzionale. Il mio bando di concorso tra i vari requisiti richiedeva “30 anni non compiuti” e il “diploma di 3ª media e\o equipollente”, cosa successe? Fu innalzato il titolo di studio con il diploma di scuola secondaria superiore e abbassato il limite di età a “26 anni”. Molti di noi ci ritrovammo esclusi o per l’età o per il titolo di studio. Da lì avviammo molti contenziosi, ma il T.A.R del Lazio respinse molte di queste udienze, l’ultima addirittura dicendo che “l’avanzamento di carriera avviene mediante la pubblicazione con cadenza annuale di un concorso”, cosa non vera, perché il mio concorso uscì dopo 23 anni di totale silenzio. Ovviamente quest’ingiustizia vede coinvolti molti miei colleghi.
Nonostante quest’ennesima batosta, non mollammo la presa, anzi. Contattammo parlamentari di qualsiasi partito politico, ma nemmeno lì riuscimmo a trovare una spalla forte inizialmente. Tranne per un ODG presentato nel mese di luglio di quest’anno, dove si chiede lo scorrimento delle graduatorie del mio concorso. Ah, quasi dimenticavo! In piena pandemia il Ministero dell’Interno pubblica un nuovo concorso per l’assunzione di 1650 Allievi Agenti, nonostante la nostra graduatoria fosse ancora attiva e vigente. La partita è ancora aperta e fino alla fine lotterò e lotteremo per quella divisa che amiamo con tutta la nostra anima. Siamo stanchi però di essere sbeffeggiati e derisi per un nostro diritto leso, noi siamo nel giusto, e sarebbe giusto che lo stesso Stato quale noi vorremmo servire, trovi un punto d’incontro per tutti noi che siamo a casa ingiustamente. Non è facile, lo so. Ma non smetterò mai di lottare per questo mio amore e rispetto che nutro, in questa divisa!”