«Entro in intensiva. Sulla lapide lo scudetto del 2 grazie. Grazie». Scriveva così su Facebook il 10 agosto, Candido Avezzù, poliziotto in forza al Reparto Mobile di Padova, deceduto ieri in ospedale per le complicazioni sopraggiunte in seguito al contagio da Covid-19.
Lo scorso mese di luglio, il poliziotto con la sua squadra e quella del Reparto Mobile di Senigallia, ha prestato servizio presso l’hotspot di Taranto, in concomitanza con l’arrivo e la fuga di diversi migranti, molti dei quali risultati positivi al Covid. Proprio lì, secondo quanto colleghi e fonti sindacali riferiscono a Tarantini Time, l’agente si sarebbe contagiato.
In quell’occasione, diversi sindacati di Polizia tra cui Mosap e Fsp Polizia di Stato, denunciarono la situazione e qualche giorno dopo diedero notizia di due poliziotti che avevano contratto il virus. Il grande polverone sollevato dai sindacati, spinse il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ad una dichiarazione: «Poliziotti contagiati? Non ci sono certezze».
Il Ministro Lamorgese non aveva certezze sui contagi tra gli agenti impiegati nell’hotspot, nel frattempo Candido Avezzù, che aveva prestato servizio a Taranto dal 13 al 23 luglio, scopre di essere positivo il 28 luglio e viene ricoverato presso l’ospedale di Jesolo. Il 10 agosto lo ricoverano in terapia intensiva, fino al decesso sopraggiunto nella giornata di ieri 29 agosto.
«Mi sono preso il Covid e me lo sono preso proprio bene!» scriveva sui social ai tanti che gli chiedevano cosa fosse accaduto, dopo essersi registrato presso l’ospedale.
Veneziano, viveva a Mestre. Tutti lo conoscevano come “Chicco”. Persona solare, sportiva, scherzosa. Ha ironizzato fino alla fine. Tantissimi messaggi di cordoglio da parte di amici e colleghi, increduli e addolorati per quanto accaduto.
Aveva 58 anni e da quanto apprendiamo, non era vaccinato.