“Tanto tuonò che piovve: nella giornata di ieri, con grande stupore, avevamo appreso dai
media che, su un non meglio precisato e alquanto discutibile ordine governativo, amministrazioni e
comandi del Comparto sicurezza e difesa stavano predisponendo una circolare inerente alla
consumazione dei pasti all’interno delle mense di servizio (che notoriamente non sono certo
ristoranti o scelte familiari per momenti ludici), senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni
sindacali e con una vera e propria conversione ad ‘U’ rispetto alle disposizioni diramate in
proposito appena una settimana prima”.
Inizia così la lettera che il sindacato di Polizia Fsp, a firma del segretario generale Valter Mazzetti, ha inviato al Capo della Polizia Lamberto Giannini, in merito all’obbligo del green pass nelle mense obbligatorie di servizio.
“Ora, che il possesso della certificazione verde covid-19, c.d. green pass, sia uno strumento
che non assolve a specifiche esigenze sanitarie, ma che, di fatto, mira ad “incentivare” le
vaccinazioni è conoscenza comune, ma da qui ad utilizzarlo come una clava anche su questioni attinenti allo svolgimento del servizio obbligatorio ce ne vuole.
Se chi ci rappresenta in seno a questo governo non ha la forza di fare comprendere la
diversità del servizio che si svolge per la collettività e le dirette esigenze a questo connesse, almeno,
si poteva immediatamente anticipare i naturali e fin troppo prevedibili disagi che da oggi saranno
scaricati sul territorio e sui colleghi.
Ad esempio, sarebbe stato apprezzato se la nostra Amministrazione, pur costretta a subire
questi provvedimenti, avesse chiarito come faranno fronte a questa nuova disposizione i colleghi di
un Reparto mobile quando, per scelte di politiche governative, andranno per giorni o settimane in
ordine pubblico a centinaia di km dalla caserma. Né è dato sapere se, prima e dopo il famigerato pasto in mensa, i colleghi vaccinati e non per i più svariati motivi, potranno continuare, come al solito, a prendere sassate insieme, se potranno continuare a lavorare nei centri ammassati con migliaia di persone sprovviste di green pass e se, come sempre, potranno continuare a viaggiare sullo stesso blindato privo di aerazione idonea.
Signor Capo della Polizia, comprendiamo bene l’obiettivo mal celato che si prefigge questa
disposizione governativa, siamo consapevoli della difficoltà di doversi adeguare ai diktat sanitari
imposti da altri che poco conoscono le difficoltà organizzative del nostro lavoro ed apprezziamo
anche lo sforzo ed il coraggio che era stato fatto con l’emanazione della precedente circolare, ma
quel che stigmatizziamo qui oggi, è che da questa imposta nuova circolare i poliziotti si aspettavano
che la materia fosse stata valutata nel suo complesso con una disciplina analitica e completa di
come saranno somministrati loro i pasti da oggi in poi, e come potranno comunque mangiare i tanti
colleghi che, ripetiamo, per i più svariati motivi, non si sono vaccinati – e parliamo di un dato superiore al 12%, ergo, di migliaia e migliaia di poliziotti – mentre il minimo che potessimo
aspettarci noi, che abbiamo l’onore, ma anche l’onere di rappresentarli, era una convocazione
urgente per un confronto sereno e leale sulla fruizione del vitto, che per noi è e resta un preciso
diritto.
Ci auguriamo che nonostante il periodo, almeno, ciò avvenga subito e, naturalmente, previa
una precisa, chiara ed immediata sospensione dell’efficacia dell’odierna “circolare” che getterà nel caos la periferia, visto che lascia ad ognuno delle migliaia di dirigenti della Polizia di Stato l’onere
di assumersi in prima persona la risoluzione del problema attingendo, forse, ad istituti ce poco si
attagliano al particolare ed eccezionale caso di specie che, invece, deve essere risolto dai vertici del
Dipartimento”.