L’intervento di Gabrielli durante il congresso del sindacato FSP sulla necessità di completare gli effetti della legge 121 del 1981 attraverso la concentrazione dell’amministrazione della pubblica sicurezza sotto l’unico “cappello” del Viminale, ha chiaramente rivitalizzato una idea che la stessa legge aveva previsto nero su bianco quaranta anni fa.
Ma le altre Forze di Polizia ad ordinamento militare sono pronte a lavorare per questo concetto che perseguirebbe modernità ed efficienza?
Già il constatare che Gabrielli abbia parlato di un tema così importante durante un convegno di un sindacato la dice lunga sulle differenze tra la Polizia di Stato, aperta a una vera rappresentanza del personale come è il sindacato, riconoscendolo a 360 gradi, e le altre Forze di Polizia con le stellette, che hanno visto ostacolare la funzionalità dei sindacati anche quella sentenza del 2018 che ha liberato finalmente anche i Cittadini militari alla possibilità di potersi associare (negata da sempre, nonostante l’articolo 39 della Costituzione preveda che tutti gli Italiani debbano godere di questo diritto).
E’ giusto evidenziare che il Comandante Generale dei Carabinieri abbia voluto incontrare i sindacati dell’Arma appena insediato, dando una giusta riconoscenza a questo cambiamento sociale così’ importante e indispensabile per un processo di rinnovamento di questa istituzione, ma attendiamo che a questa apertura corrisponda una chiara volontà nell’utilizzare lo strumento del sindacato per integrarlo nei processi decisionali, necessaria a tenere conto di una condizione del personale che non sia filtrata e corrisponda a una reale ed oggettiva situazione.
Tornando alla “bomba” di Gabrielli, è bene notare che i Comandanti Provinciali dei Carabinieri già partecipano alla gestione della Pubblica Sicurezza attraverso la partecipazione nei comitati di ordine pubblico e sicurezza locali, ed è già chiara l’opportunità che hanno per modellare, insieme alle altre forze di polizia coinvolte, i giusti strumenti di prevenzione e di repressione che necessitano nelle diverse comunità.
Ben venga la scossa causato dal Dottor Gabrielli per innescare un eventuale processo di adattabilità delle Forze di Polizia a ordinamento militare, che deve essere permeato su criteri di modernità e di sviluppo deontologico adeguato delle classi dirigenziali, rivedendo sia i criteri operazionali che quelli logistici.
Ma tutto questo non potrà prescindere dalla necessità di adeguare a questa nuova sfida lanciata dal sottosegretario anche quel personale che sarà chiamato a eseguire un’azione precisa, efficace e trasparente. Questo potrà solo avvenire attraverso una legge sulle relazioni sindacali, in discussione al Senato, che purtroppo per come è impiantata non potrà garantire le stesse potenzialità dei sindacati delle Forze di Polizia civili, che hanno dimostrato ampiamente la loro capacità di incidere sulla efficienza democratica e funzionale delle loro istituzioni, a meno che la camera alta del Parlamento non agisca per correggerla. Altrimenti qualsiasi tentativo di correzione in direzione del progresso e della costruzione di una “casa della sicurezza”, parafrasando Gabrielli, sarà impossibile.