Me ne volevo stare zitto per un po’, quasi deluso delle continue forme di ostacoli frapposti tra chi vuole cambiare il rapporto tra rematori e timonieri e chi invece pensa di continuare a far navigare la barca continuando a raccontare la propria visione, senza un reale confronto tra parti che giocano, professionalmente, la stessa partita, che vogliono navigare nella stessa direzione.
Però non si può essere mollare, non è questo che ci siamo prefissati quando nel 2019 abbiamo abbandonato insieme a tanti Amici una visione di evoluzione di una rappresentanza militare che ha fallito l’essere portavoce delle istanze dei Carabinieri e che vuole riciclarsi nei sindacati. Visione che abbiamo provato a contrastare collaborando in un progetto comune, costruendo qualcosa di nuovo e aderente a una reale tutela, ma che ci ha costretti ad andarcene e a fondare il Nuovo Sindacato Carabinieri.
Noi siamo convinti, senza ombra di dubbio, che i Sindacati devono essere assolutamente terzi e dalla parte dei lavoratori, funzione totalmente agli antipodi rispetto a quella di comodo esistente, pagata e dipendente dagli stati maggiori, che ha già dimostrato la sua inefficacia proprio in termini di mantenimento di quello spirito di corpo cantato nelle messe filosofiche di alcuni. Non si può pensare di tenere le persone unite se non si coinvolgono nei processi che le riguardano.
Una funzione di comodo che non ha fatto del bene principalmente alla crescita e alla tutela delle aspettative di ognuno di Noi, nonché alla giusta contribuzione secondo meritocrazia e capacità culturali/professionali, instaurando un processo di arroccamento e di totale protezione di un potere arrogante, deleterio e che ha impedito uno sviluppo verso una struttura che sappia prendere il meglio, incentivando un criterio che premi quei Colleghi che si mettono in gioco e dedicano se stessi, migliorando le proprie capacità, ma che attualmente sbattono contro un sistema che ancora non riesce ad essere trasparente e meritocratico, ancora non in grado di mettere al centro l’identificazione delle qualità oggettive come punto sostanziale per qualsiasi decisione manageriale.
Ci sono diversi Carabinieri e reparti che soffrono questa condizione.
Carabinieri che intraprendono percorsi personali, con pesanti sacrifici, per mettersi nelle condizioni di sviluppare le possibilità di un percorso di crescita nelle loro carriere, ma che continuano a sbattere contro discrezionalità discriminatorie che nutrono sconforto e danneggiano quella passione indispensabile a fare il lavoro del Carabiniere. Reparti che nonostante siano definiti centri motore, indispensabili, sono resi non appetibili per le loro crescenti criticità funzionali dove, nonostante anche i nostri contributi in termini di accorgimenti possibili, non si ha il coraggio di cambiare strumenti programmatici, abbandonando i Colleghi che ci lavorano nella loro desolazione e nella loro impossibilità di vedere sviluppi sia per il reparto stesso che per la possibilità di uscirne, nonostante decenni dedicati nella convinzione (ormai quasi persa del tutto) di assistere a politiche di gestione del personale differenti, eque e più efficaci.
È chiaro che la narrativa raccontata da chi vuole mantenere lo status quo (e non sono alcuni stati maggiori) è quella che i futuri sindacati saranno solo delle associazioni “bocciofile” (anche secondo le pressioni sul progetto di legge specifico in discussione al senato), ma è una narrativa senza contraddittorio e quindi rimane un racconto soggettivo, che non tiene conto della volontà di chi vuole fare veramente sindacato, nel suo significato puro, come il Nuovo Sindacato Carabinieri (Che poi, cosa c’è di non dignitoso e di poco valore nelle associazioni bocciofile, che hanno il nobile scopo di unire le persone e perseguire intenti comuni, come qualsiasi associazione).
Fare vero sindacato in un ambiente impermeabile ad alcune istanze legittime è una scelta difficilissima, lo sappiamo, in salita ripida, in netto contrasto con chi vuole continuare a camminare di fianco al datore di lavoro e che dimentica (volontariamente, continuando ad ingannare il personale) che il sindacato è parte sociale terza, che deve sedersi di fianco ai propri Colleghi e che deve preoccuparsi esclusivamente della tutela dei nostri diritti.
Ormai la polvere accumulata sotto i tappeti e formata delle ingiustizie discrezionali e dal rifiutare un dialogo dimenticando, anzi ignorando, che la sentenza, nel vuoto legislativo, ha già autorizzato i sindacati riconosciuti a rappresentare i Carabinieri, ha creato montagne raggiungendo altezze che distanziano sempre di più chi dirige da chi esegue e manda avanti la macchina; distanza che diventa sempre più delineata, ma che attraverso piccoli sforzi può e deve essere abbattuta.
Appunto, narrativa soggettiva, parziale e incompleta, intellettualmente anche poco onesta in alcuni aspetti. La colpa è anche di chi, non avendo ancora deciso cosa fare da grande, cavalca il suo piccolo orticello, arrogantemente, senza comprendere che sarà un boomerang in termini di credibilità. Stanno perdendo una occasione importante e rimarrà, indelebile, il loro peccato originale. I Colleghi lo sanno e non dimenticheranno.
Voglio concludere chiedendo a chi ha il potere decisionale di consentire che questo sviluppo di progresso, inarrestabile, non avvenga attraverso conflitti che possono essere evitati per il bene comune. Qualsiasi persona che abbia letto qualche libro sa benissimo che se non c’è conforto si arriva allo scontro. I problemi vanno affrontati prima che vengano costruite posizioni nette e opposte, bisogna aprirsi alle contaminazioni e valutare cosa sia più efficace per andare avanti in un modo positivo per tutti.
Questa novità in termini di protezione e tutela dei diritti, di ricerca della trasparenza e della meritocrazia, delle necessarie e oneste relazioni sindacali, “deve essere accompagnata”, con intelligenza e con una mentalità illuminata, come disse il nostro segretario generale aggiunto durante la manifestazione di NSC a Montecitorio:
“Non si può fermare un treno in corsa mettendoci una mano davanti…”.
Attendiamo segnali, non può certamente bastare un incontro per conoscersi (un segnale comunque importante da parte del Generale Luzi).
Siamo pronti a collaborare, Siamo NSC, #ilsindacatodelcarabiniere, forti delle migliaia di Carabinieri che già credono in quello che stiamo facendo e si sono iscritti, dandoci la loro fiducia. Non li deluderemo.