Un cittadino ghanese di trentotto anni è stato arrestato dalla Polizia Ferroviaria all’interno della Stazione di Roma Tiburtina per il reato di resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale.
Lo straniero è entrato in stazione in evidente stato d’agitazione e, fermato dagli agenti presso i varchi d’accesso dello scalo ferroviario, ha iniziato subito ad inveire in una escalation di violenza tanto da strapparsi la maglia di dosso e sputare contro gli operatori Polfer nel tentativo poi di sottrarsi al controllo; il tutto sotto lo sguardo attonito dei numerosi viaggiatori.
Condotto presso gli uffici di polizia ha mantenuto lo stesso atteggiamento aggressivo colpendo le vetrate dell’ufficio e ferendo un agente con un calcio, procurandogli lesioni per trenta giorni di prognosi.
Arrestato, sarà giudicato con rito direttissimo nella mattinata odierna.
Sulla vicenda è intervenuto Fabio Conestà, Segretario Generale del Mosap
«Quanto avvenuto alla stazione di Roma Tiburtina, dove un ghanese di 38 anni esagitato ha seminato terrore, avrebbe potuto avere conseguenze peggiori, se non fosse stato per la preparazione dei colleghi della Polfer. Eppure uno di loro è finito in ospedale con una prognosi di 30 giorni».
Lo dichiara Fabio Conestà, Segretario Generale del Mosap (Movimento Sindacale Autonomo di Polizia), commentando l’ennesima di una escalation di violenze, oramai all’ordine del giorno, ai danni delle forze dell’ordine.
«Se i colleghi avessero avuto il taser in dotazione, avrebbero fermato subito e a distanza il soggetto, evitando sputi, a maggior ragione in questo periodo di pandemia e calci. L’esagitato – prosegue Conestà – ha anche tentato di commettere autolesionismo, colpendo le vetrate dell’ufficio di Polizia e strappandosi la maglia che indossava. Se si fosse procurato lesioni, l’operatore ne avrebbe dovuto rispondere e questo i balordi lo sanno benissimo, utilizzandolo a nostro discapito. Per l’ennesima volta ci appelliamo al Ministro Lamorgese e al Capo Giannini affinché il taser diventi al più presto parte integrante delle nostre dotazioni. Auspichiamo – conclude – che l’uomo non sia rimesso in libertà e che paghi per quanto commesso».