Quello di Karina (nome di fantasia), cinquantenne dell’Est Europa ma da 30 anni in Italia, è un passato fatto di abusi e sofferenze.
Vittima di violenza in età infantile e costretta a vivere in una stanza con altre sette persone in una situazione di estremo disagio, dopo un rifiuto di assistenza alloggiativa, ha pensato di mettere fine alla sua sofferenza, lasciandosi annegare in mare. È successo il 24 marzo a Marina di Civitavecchia.
Così secondo Karina, le correnti e l’acqua ancora fredda nonostante i primi timidi soli primaverili, avrebbero potuto trascinare via la sua vita, la sua storia e le sofferenze vissute.
Decide così di immergersi in acqua ancora vestita. La scena viene notata da Manola, un’Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato che in quel momento, libera dal servizio, era lì in spiaggia a fare jogging.
«Va tutto male, nulla ha più senso, voglio farla finita» avrebbe urlato Karina alla vista della donna.
La poliziotta, effettiva presso il centro di coordinamento dei servizi a cavallo e cinofili di Ladispoli, ha cercato in tutti i modi di far desistere Karina dal commettere l’insano gesto.
La donna però, in preda alla disperazione, non voleva saperne e continuava ad avanzare in acqua. Compresa la gravità della situazione e quello che sarebbe potuto accadere da lì a poco, la poliziotta non ha esitato un attimo in più.
È entrata in acqua, si è avvicinata alla donna, l’ha afferrata e trasportata a riva. Giunte sulla terraferma, l’agente ha tranquillizzato la donna abbracciandola e rassicurandola. Allertati i soccorsi e una sua amica, Karina è stata poi affidata alle cure dell’ospedale San Paolo.
Sul posto oltre ai sanitari del 118 ed altri poliziotti, è giunto anche il sindaco di Civitavecchia che ha ringraziato l’agente per il suo gesto.
Un gesto che per Manola racchiude il senso della divisa che, con orgoglio e dedizione, indossa ogni santo giorno. Un gesto importante, una vita salvata, il senso di quell’esserci sempre, che caratterizza la nostra Polizia di Stato.