La quasi totalità dei Carabinieri che lavorano in Abruzzo e Molise sono immunizzati, come nel resto della penisola, secondo quando dichiarato dall’ISS che definisce tali, e a bassissimo rischio di ospedalizzazione, coloro che hanno ricevuto la somministrazione del vaccino e chi sono stati contagiati dal virus COVID 19.
La crociata del Comandante della Legione Abruzzo e Molise contro il servizio volontariato, avrebbe avuto un senso se espressa in una forma di raccomandazione verso quei Carabinieri che dedicano il proprio tempo libero per gli Altri, con pura generosità, e, soprattutto, se fosse partita un anno fa, quando i contagi aumentavano a vista d’occhio, i vaccini erano ancora in stato pre-embrionale e i dispositivi di protezione individuale erano pochi e, dobbiamo ricordarlo, anche “sconsigliati” perché facevano troppo “infermieri” (con i conseguenti e ovvi problemi di esposizione al virus, che allora non sembravano così cogenti).
La Segreteria Abruzzo e Molise del Nuovo Sindacato Carabinieri (#ilsindacatodelcarabiniere) ha scritto al Comando Generale chiedendo di intervenire su questa tematica che influisce negativamente e prepotentemente sulla sfera privata di quei Militari che, perfettamente consapevoli dei possibili rischi, sanno come utilizzare i DPI necessari ad annullare la possibilità di contagio e che essendo già vaccinati non rientrano nella possibilità di diminuire la loro capacità operativa. A meno che lo stesso Generale non contesti quanto stabilito dalle autorità sanitarie nazionali che stanno dedicando tutte i loro sforzi a creare la cosiddetta immunità di gregge attraverso la vaccinazione della maggior parte degli Italiani.
Abbiamo chiesto una ri-valutazione della disposizione del comandante della Legione Abruzzo e Molise nonché delle diffide già notificate ai Carabinieri che svolgono attività di volontariato, che ripetiamo sono già vaccinati e sanno come proteggersi durante la loro attività partecipativa all’interno delle Comunità Abruzzesi e Molisane. Le stesse disposizioni rivestono, alla luce dei dati sulla immunizzazione dei Carabinieri, un carattere pleonastico e non aderente alla situazione corrente e a quegli slanci di generosità solidale che sono nella natura di ciascuno di Noi.
Sorprende non più di tanto la presa di posizione del Cobar Abruzzo e Molise, attraverso una delibera, questa ovviamente immediatamente diramata a tutti, che definisce le associazioni sindacali come elementi omicidi (nei confronti dell’Arma) e perseguitrici di consenso.
Bene, questa delibera spiega benissimo la differenza tra la rappresentanza e il sindacato: la rappresentanza difende l’Amministrazione, il Sindacato i diritti del Carabiniere; la rappresentanza si siede di fianco al datore di lavoro, il Sindacato di fianco al Lavoratore. È giusto che tutti i Carabinieri capiscano la differenza tra la parte che sostiene e difende la discrezionalità, danneggiando legittime aspirazioni, e la parte terza che difende l’esclusivo interesse del Collega.
È vergognoso poi, che si usino i Colleghi caduti per il Covid per attaccare un processo di sindacalizzazione ormai sempre più cogente, anche a causa di delibere come questa che evidenziano come la rappresentanza sia ormai esclusivamente usata per difendere comportamenti e decisioni oggettivamente discutibili e, come in questo caso, contro le libertà personali.
Delude invece il comportamento di quei rappresentanti del Cobar Abruzzo e Molise (la delibera è stata firmata all’unanimità) che rivestono allo stesso tempo ruoli dirigenziali nei sindacati e sembra continuino a soffrire di una forma di bi-polarismo rappresentativo. È tempo che decidano cosa vogliono essere, i Colleghi non vanno presi in giro, ci dicano se sono d’accordo con il Generale che vuole limitare la sfera privata dei sottoposti (non usiamo il verbo uccidere, lasciamo ai firmatari della delibera questo verbo ignobile) e con il Presidente del Cobar (Vice presidente del cocer), che lo difendono a spada tratta, oppure se siano d’accordo con quelle associazioni sindacali che stanno costruendo una protezione reale dei diritti e delle libertà personali dei Carabinieri.