Venerdì mattina, gli agenti delle volanti in corso Giulio Cesare hanno notato un uomo che proseguiva a piedi, nel senso opposto di marcia, con una valigetta al seguito, e alla vista della Polizia si guardava intorno con fare guardingo. Quel ragazzo, un ventitreenne del Mali, ha insospettito gli operatori, che hanno proceduto ad un controllo. All’interno della ventiquattrore nascondeva diversi documenti personali, tra cui 1 passaporto, 1 carta prepagata e 3 carte di identità una delle quali falsificata. Il documento presentava la foto personale corrispondente al ragazzo ma con dati anagrafici differenti. Inoltre deteneva due smartphone di ultima generazione e 230 euro in contanti. Il 23enne, all’atto del controllo, ha infilato la mano nella tasca nel tentativo di occultare sostanza stupefacente sfruttando la tecnica del “buco”. Aveva appositamente tagliato un angolo della fodera interna della tasca dei pantaloni. Questo gli consentiva, nel caso di un eventuale controllo, di far scivolare le dosi di stupefacente all’interno della gamba dei pantaloni, l’elastico presente sul fondo degli stessi faceva si che i frammenti si fermassero all’altezza della caviglia. I poliziotti conoscendo lo stratagemma hanno allentato l’elastico alla base dei pantaloni facendo cadere a terra lo stupefacente. Altri tre frammenti di crack erano nascosti all’interno di un calzino. L’uomo nonostante sia stato trovato in possesso di un mazzo di chiavi si è dichiarato inizialmente un senza fissa dimora e poi ha fornito agli agenti informazioni discordanti. Cosi gli operatori hanno effettuato una scrupolosa attività di prova delle chiavi riscendo ad aprire il portone di uno stabile di via Salassa. Qui gli agenti sono riusciti ad accedere alla stanza in uso al giovane, all’interno della quale sono stati trovati 1560 euro in contanti, 7 telefoni cellulari, 1 tablet e 1 telefono di vecchia generazione. Inoltre, tutti i pantaloni con gli elastici alle caviglie presentavano una tasca forata, pertanto si può ritenere che lo straniero utilizzava sovente il medesimo stratagemma. I controlli effettuati hanno permesso di verificare con certezza che il tablet rinvenuto all’interno dell’alloggio era stato oggetto di pegno in cambio di stupefacente, quindi, con molta probabilità, si può sostenere che lo siano anche gli altri telefoni cellulari rinvenuti in casa. Lo straniero creando una sorta di banco dei pegni era riuscito così ad allargare la cerchia dei suoi acquirenti. Centinaia sono state le telefonate ricevute sui due telefoni cellulari durante le fasi del controllo, il ragazzo, conosciuto sotto il nome di “MAX”, con precedenti per spaccio e ricettazione, è stato arrestato per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e denunciato all’Autorità Giudiziaria per falsità materiale.
Continuano gli accertamenti a carico dell’uomo.