La notizia della morte del giovane carabiniere trentenne Vittorio Iacovacci, ucciso nell’attentato in Congo ha sconvolto tutti noi. Vittorio originario di Sonnino in provincia di Latina, si era arruolato nel 2016, apparteneva al 13° Reggimento Carabinieri del Friuli Venezia Giulia, con sede a Gorizia. Si era specializzato nella protezione e nella scorta di personale sensibile. Un uomo che è morto per la pace, onorando la propria divisa sino alla fine. Non possiamo che stringerci alla famiglia, ma soprattutto alla sua fidanzata, fidanzata che a giugno sarebbe dovuta diventare moglie ed è immenso il dolore che questa donna può provare. Non ci sono parole e neppure il tempo, ma solo i silenzi. Quei silenzi di vicinanza che valgono più di mille parole. Per Vittorio era la sua prima missione, partito lo scorso settembre, doveva rientrare in Italia proprio a giugno per coronare il suo sogno, quello di una famiglia tutta sua. Descritto dai suoi colleghi come un uomo devoto al proprio lavoro e di alta professionalità, un uomo che sapeva benissimo i rischi che correva, ma che il coraggio, l’amore e la responsabilità di credere in un mondo migliore l’hanno portato a perdere la vita in servizio, a perdere la vita sul colpo.
A seguire, una breve lettera piena di significati, ricevuta per la rubrica “Voi figli delle Stelle”, da un carabiniere collega di Vittorio.
“Mi chiamo Mario e sono un carabiniere. Ci tengo a inviare un mio messaggio per il giovane collega morto durante l’attentato in Congo. Appena ho appreso la notizia della morte di Vittorio, sono rimasto senza parole. Quando apprendo la notizia della morte di un collega, per me personalmente, sono giorni strani, confusi, dove faccio fatica a dormire. Il nostro è un lavoro pieno di responsabilità, che viviamo con coraggio ma al tempo stesso con la paura. Perchè anche noi uomini in divisa abbiamo paura. Ogni volta in servizio penso a quello che può succedere, perchè tutti i turni sono istanti. Credetemi, sono un uomo molto forte, ma quando accadono queste cose, la mia forza si tramuta in silenzi e preghiere. La vita di un uomo in divisa è tutta un rischio, 24h su 24, 365 giorni l’anno viviamo ogni giorno appieno, perchè in turno ma anche fuori dal turno, si possono scatenare una serie di conseguenze difficili da prevedere. Adesso l’unica cosa che conta, è lo stringerci tutti insieme in una preghiera per Vittorio, per la sua famiglia e a tutti i suoi affetti cari”.