Fa veramente “piacere” notare come anche uno dei tanti piccoli gruppi del cocer (che ormai sembra aver abbandonato lo spirito collegiale) ha fatto girare una nota flash sui social e sul web abbracciando e spingendo, nell’interesse del personale, quello che il Nuovo Sindacato Carabinieri sta combattendo da tempo, cioè il problema di una trasparenza totale dell’informazione su quello che sta succedendo nella lotta interna al Covid nell’Arma dei Carabinieri.
In una nostra lettera al Comando Generale del 9 febbraio scorso, che seguiva tante altre scritte dal febbraio 2020, ribadivamo proprio che:
“Consci che l’aspetto scientifico delle scelte debba essere nelle mani esclusive del mondo scientifico e dell’Istituto Superiore di Sanita, a tutt’oggi sono sconosciute le modalità di somministrazione del vaccino, quali vaccini siano stati previsti per le varie categorie e per le diverse fasce di età e di eventuali patologie, come funzionano gli stessi e quali possano essere gli effetti collaterali e/ controindicazioni, la logistica e il personale che sarà preposto per velocizzare l’operazione in modo da massimizzare l’efficacia, la rapidità, in modo da evitare influenze negative sulla forza effettiva e sui servizi quotidiani (vista anche l’ipotesi di eventuali reazioni cliniche del personale al vaccino).”
Questo anche perché secondo la narrativa delle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali si conoscevano già gli importanti effetti collaterali (febbre, forti emicranie e spossatezza) per coloro che si erano sottoposti al vaccino AstraZeneca, con l’ovvia necessità di analisi sulle possibili conseguenze sulle potenzialità organiche dei reparti. Conseguenze che dovevano essere oggetto di valutazione all’atto della programmazione della vaccinazione. Nei primi giorni di somministrazione c’è stata, effettivamente, una sensibile percentuale di Carabinieri che ha lamentato gli effetti sopracitati e che ha dovuto ricorrere al riposo medico.
Nella stessa lettera chiedevamo più informazione sulle criticità sollevate, trovando pronto riscontro nelle successive comunicazioni del Comando di vertice, portate a conoscenza del personale tramite il portale in tempi rapidi. Tuttavia non è stato ancora reso noto quale siano le decisioni programmatiche per i Carabinieri che hanno superato i 55 anni (la prevista e pubblicizzata apertura del vaccino AstraZeneca alla fascia di età 55-65 sta cozzando contro la decisione presa dalle autorità tedesche nel bloccare la somministrazione dello stesso vaccino a causa degli effetti sulla operatività dei lavoratori ai quali è stato somministrato quel vaccino), senza dimenticare anche il problema della programmazione logistica circa la procedura di richiamo dei vaccini anticovid per quei militari inviati in teatri operativi all’estero.
Chiaramente attendiamo pronte delucidazioni su questi aspetti per evitare dubbi e malumori che stanno riprendendo quota tra i colleghi che, inoltre, lamentano anche una assenza delle infermerie legionali nel concedere direttamente dei giorni di recupero a chi sta lamentando sofferenze mediche a seguito delle somministrazioni del vaccino e che si vedono invece inviati ai medici di base, difficili da contattare perché già drammaticamente oberati da quanto sta succedendo tra la popolazione civile.
Basterebbero dei piccoli sforzi.
PS: che poi sarebbe curioso conoscere se queste piccole unità del cocer siano composte da doppiocappellisti della stessa sigla sindacale.