Un Assistente Capo Coordinatore del Corpo di Polizia Penitenziaria, di circa 56 anni, originario di Bitritto e da molti anni in servizio nella casa di reclusione di Turi, si è tolto la vita. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.“Siamo sconvolti: sembra non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei quattro Corpi di Polizia dello Stato italiano”, dichiara Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Siamo sconvolti. L’uomo era benvoluto da tutti, allegro e simpatico. Non era sposato ed assisteva i genitori, entrambi con grave handicap. Nessuno mai ha percepito un suo disagio. I carabinieri hanno trovato l’uomo all’interno della sua auto, nei pressi del cimitero di Bitritto”Capece non entra nel merito delle cause che hanno portato l’uomo a togliersi la vita, uccidendosi con l’arma di ordinanza, ma sottolinea come sia importante “evitare strumentalizzazioni ma fondamentale e necessario è comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dal poliziotto. Ripeto: i colleghi mi riferiscono che nessuno aveva percepito un suo eventuale disagio. Sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l’Amministrazione Penitenziaria e il Ministero della Giustizia sono in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta. Sollecito un incontro urgente per attivare serie iniziative di contrasto al disagio dei poliziotti penitenziari”.“Questo è il secondo suicidio nelle file della Polizia Penitenziaria dall’inizio dell’anno, Lo scorso anno 2020 sono stati 6 i poliziotti penitenziari che si sono tolti la vita ed erano stati 11 nel 2019: il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non possono continuare a tergiversare su questa drammatica realtà. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria”, conclude Capece. “Non si perda altro prezioso tempo nel non mettere in atto immediate strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria è irresponsabile. Rinnovo l’appello al Ministero della Giustizia: non si può e non si deve perdere altro tempo su questa grave, inquietante ma ancora troppo trascurata drammatica realtà!”.