Chiusura presidi di specialità: il maggiore sindacato della Polizia di Stato si oppone.
Il giorno 15 febbraio 2021, in video conferenza, si è tenuta la prevista riunione presieduta dal Prefetto Savina, affiancato da una delegazione dell’Amministrazione composta dai Direttori Centrali degli Affari Generali, delle Frontiere, dal direttore del Servizio Agenti, Assistenti e Sovrintendenti e dai direttori della Polizia Ferroviaria, della Polizia Stradale oltre che dal Direttore dell’Ufficio Rapporti Sindacali.
Il Prefetto Savina ha aperto i lavori ribadendo i temi portanti del disegno di riorganizzazione, ritenuto dall’Amministrazione necessario ai fini di una migliore efficienza delle funzioni della Polizia di Stato, nonché della diversa mission a cui bisogna far fronte anche alla luce delle diverse esigenze operative che si devono affrontare.
Il Siulp dopo aver opposto ferma contrarietà a qualsiasi ipotesi di chiusura, posizione già ripetutamente espressa anche nei diversi interventi ai vari livelli dell’amministrazione, ha rimarcato come l’ipotesi di soppressione di reparti operativi, tutti impegnati su strada, e le motivazioni riportate a base di tale progetto, in concreto, costituiscono una riforma dell’attuale modello di sicurezza. Un progetto che quindi, gioco forza, attenendo al piano delle scelte operative del controllo del territorio, in pejus, avrebbe dovuto investire anche le altre Forze di Polizia che, invece, continuano ad aprire nuovi presidi. Rimodulare l’assetto a garanzia della mission istituzionale, peraltro in modo non organico e con palesi ombre sul lineare comportamento decisionale e con ricadute sul piano delle responsabilità che si determineranno per effetto dei nuovi assetti, significa, come è stato eccepito dalla delegazione del Siulp, non voler affrontare la vera questione. Ossia la cronica carenza organica e il fatto che la stessa, per effetto del dato anagrafico e del ritardo delle procedure di assunzione è destinata ad aumentare notevolmente fino a raggiungere un gap di quasi 40.000 unità in meno entro i prossimi anni. In tale ottica, criticando l’impostazione con cui il Dipartimento ha inteso discutere una materia così complessa e delicata, che incide fortemente sulla vita dei poliziotti e sulla sicurezza dei cittadini, il progetto presentato è stato ritenuto irricevibile, anche per l’accelerazione impressa.
La logica delle chiusure non può, infatti, poggiare sulla mancanza delle risorse umane e nemmeno sugli eventuali costi di gestione degli uffici.
Abbiamo rivendicato la riconversione di alcuni presidi delle specialità in posti di Polizia finalizzati ad assicurare servizi aggiuntivi ai cittadini. Il tutto, ovviamente, anche in considerazione della necessità di valorizzare al massimo il grande sacrificio che i poliziotti stanno affrontando da anni, e che dovranno continuare a sostenere per effetto dell’aumento delle vacanze organiche destinato inesorabilmente ad accrescere. È stata evidenziata durante i vari interventi del Siulp la mancanza di un progetto complessivo riorganizzante le suddette articolazioni della Polizia di Stato, precisando che la tutela dei diritti del personale connessi alla movimentazione, il mantenimento del quadro professionale e l’eventuale indennità da erogare in caso di trasferimento non possono essere considerati elementi di accettazione a prescindere dai progetti. Nonché il mantenimento delle aspettative dei singoli in ordine alla mobilità.
Per la Polizia Stradale, oltre a ribadire la necessità del mantenimento di tutti presidi, si è dibattuti sul Distaccamento di Polizia Stradale di Domodossola e su quello di Rocca San Casciano in ragione della fondamentale attività svolta nei servizi anche di viabilità stradale, in una area geograficamente complessa, caratterizzata da un elevato volume di traffico merci su gomma. Tale contrarietà alla chiusura è stata sollecitata anche per i presidi presenti in Liguria, in particolare il distaccamento della Polizia Stradale di Sanremo, in ragione anche e non solo della precarietà delle reti stradali e autostradali. Nonché la contrarietà alla chiusura del distaccamento di Lugo e della stradale di Ruvo di
Puglia e Spinazzola, sebbene quest’ultimi saranno accorpati con l’avvio della nuova provincia.
Meritevoli di un discorso a parte sono i presidi di Ceva e Borgomanero dove grazie al Siulp e gli enti locali ad impegno delle strutture territoriali in accordo gli enti locali sono stati siglati dei patti di riconversione degli uffici in posti di polizia avanzati. Per la Polizia Ferroviaria, l’assoluta irricevibilità dell’ipotesi di chiusura del presidio di Polizia Ferroviaria di Campobasso che andrebbe a privare sia il capoluogo sia tutta la Regione di un indispensabile presenza diretta a garantire la sicurezza della rete ferroviaria regionale, svolgendo anche l’importante funzione di prevenzione. La contrarietà è stata espressa anche per la Polfer di Colleferro. Per la Polizia di Frontiera è stata evidenziata la illogicità della chiusura dei presidi presso gli Scali Marittimi ed Aerei. In particolare si è ulteriormente ribadita la ferma contrarietà alle chiusure degli Uffici di Gioia Tauro, di Taranto e della sottosezione Polizia di Frontiera del Gran San Bernardo in ragione del ruolo strategico che gli stessi, con le singole specificità, rivestono come porta d’ingresso dei flussi merce per tutta l’Europa. A questo dato oggettivo, stigmatizzando qualsiasi riferimento al numero degli arresti, deve aggiungersi l’attività svolta dai colleghi in materia di controllo persone provenienti da aree extra Schengen, peraltro in numero rilevante diversamente a quanto affermato.
Il Prefetto Savina pur ribadendo le ragioni sottese alla esposta riorganizzazione ha terminato la
riunione riservandosi di far conoscere le decisioni dell’Amministrazione.