“Seimila detenuti in meno, in un anno, dopo l’accelerazione che c’è stata verso la detenzione domiciliare e l’area penale esterna anche in relazione alle conseguenze della pandemia da Covid-19, non sono un risultato così significativo come invece sembrerebbe evidenziare la relazione del Ministro della Giustizia. Anche le assunzioni nella Polizia Penitenziaria sono ben inferiori alle necessità e neppure coprono i pensionamenti e il personale riformato dal servizio. La realtà è che la situazione penitenziaria resta allarmante e noi ribadiamo di essere pronti a fornire la nostra costruttiva collaborazione per mantenere al centro del dibattito politico il carcere e le esigenze di chi in esso lavora. La sorveglianza dinamica nei penitenziari ha mostrato tutti i suoi limiti, è evidente! Per avere un carcere sempre più sicuro occorrerà pensare ad un insieme di misure e strategie che rendano la vita dei detenuti sicura, quella degli Agenti meno problematica e quella della macchina meno complessa e più efficace. Il SAPPE è pronto a fare la sua parte”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, commentando l’intervento del Guardasigilli in occasione dell’Inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione
Capece sottolinea che “è fondamentale che la Polizia Penitenziaria venga tenuta al centro di ogni riforma strutturale nonchè assicurare uno sviluppo qualificato del personale verso i ruoli apicali della dirigenza, dei direttivi, degli ispettori e dei sovrintendenti, nell’interesse dello stesso sistema penitenziario che è incentrato sullo sviluppo degli elementi del trattamento, sulla sua individualizzazione, sul rispetto della dignità e dei diritti fondamentali nell’esecuzione penale”. Ed evidenzia che per il SAPPE “si deve arrivare ad una riorganizzazione del Corpo di Polizia Penitenziaria che sia più funzionale al sistema della sicurezza del Paese, considerato proprio che il nostro Corpo di Polizia è espressione di una specializzazione nel panorama del Comparto Sicurezza e del sistema giustizia del Paese”.
“Per le carceri servono anche più tecnologia e più investimenti”, conclude Capece, ““la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. Amnistia e indulto da soli non bastano: serve una riforma strutturale dell’esecuzione”