Nella giornata di giovedì 31 dicembre, gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Pordenone hanno eseguito la misura coercitiva della custodia cautelare in carcere disposta dal G.I.P. del Tribunale di Pordenone dott. Rodolfo Piccin su richiesta del P.M. dott. Marco Faion titolare dell’indagine, nei confronti del 43enne P.M. in ordine al reato di atti persecutori ex art. 612 bis comma 1° e 2° del Codice Penale.
Il provvedimento restrittivo è stato adottato in quanto l’uomo, con condotte reiterate minacciava e molestava l’ex fidanzata, cagionando alla stessa un perdurante e grave stato d’ansia e di paura ed un fondato timore per la propria incolumità e di quella delle persone a lei legate da relazione affettiva, a seguito della decisione della donna di interrompere la breve relazione instaurata con l’uomo.
Tale situazione è iniziata lo scorso settembre e si è protratta ininterrottamente fino alla fine dello scorso mese di dicembre, in un’ escalation che ha portato, nel giro di poco tempo, ad una aggressione alla sfera personale della vittima con minacce di morte sempre più gravi.
Infatti, negli ultimi tre mesi la situazione si è notevolmente aggravata, come dimostrato dai numerosi interventi della “Squadra Volante”, da ultimo quello effettuato nella serata di martedì 29 dicembre, allorquando il 43enne, probabilmente in stato di alterazione alcolica, si era recato presso l’abitazione della donna suonando ossessivamente il campanello del citofono e tentando di entrare nell’abitazione della vittima, per poi allontanarsi prima dell’arrivo degli agenti.
Alla luce di quanto sopra delineatosi ed in considerazione del rischio attuale e concreto che il 43enne commetta ulteriori ipotesi criminose, nei confronti dell’uomo è stata emessa la misura coercitiva della custodia cautelare in carcere.
Al termine delle formalità di rito l’arrestato è stato condotto presso la Casa Circondariale di Pordenone a disposizione della procedente Autorità Giudiziaria.
Nella giornata di ieri sabato 2 gennaio, il Giudice del Tribunale di Pordenone ha disposto la misura coercitiva degli arresti domiciliari nei confronti del 43enne, con l’applicazione del dispositivo di controllo a distanza del cosiddetto “braccialetto elettronico”.