Sono in vigore da oggi le norme che prevedono una pena da 1 a 4 anni per chi introduce o detiene telefoni cellulari o dispositivi mobili di comunicazione all’interno di un istituto penitenziario. Come spiega gNews il quotidiano on line del Ministero della Giustizia e’ stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 261 del 21 ottobre 2020 il decreto legge sulle Disposizioni urgenti in materia di immigrazione protezione internazionale e complementare modifiche agli articoli 131-bis 391-bis 391-ter e 588 del codice penale nonche’ misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento di contrasto all’utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della liberta’ personale approvato il 5 ottobre scorso dal Consiglio dei Ministri. Nel provvedimento voluto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per contrastare il crescente flusso di telefoni che si tenta di far entrare nelle carceri viene per la prima volta punito sia chi dall’esterno cerca di introdurre un telefono in carcere sia il detenuto che lo detiene. Quest’ultimo caso finora era trattato come illecito disciplinare e sanzionato all’interno dell’istituto; da oggi diventa un vero e proprio reato previsto dal nuovo articolo 391-ter del codice penale. Le nuove norme prevedono inoltre un rafforzamento delle sanzioni applicate in caso di comunicazioni dei detenuti sottoposti all’articolo 41-bis dell’Ordinamento Penitenziario. L’inasprimento della pena in particolare scatta nei confronti di chi agevola le loro comunicazioni con l’esterno in questi casi dagli attuali 1-4 anni la pena passa a 2-6 anni. Se il reato e’ commesso da un pubblico ufficiale o da un avvocato la sanzione aumenta dagli attuali 2-6 anni a 3-7 anni.