LECCE – E’ come se ognuna di quelle coltellate avesse colpito anche lei, mandandola dritta all’inferno. Un inferno iniziato otto giorni fa, quando ha scoperto che sotto al passamontagna dell’individuo responsabile del massacro nell’abitazione di via Montello, c’era il volto di suo figlio. Che erano sue le mani che, la sera del 21 settembre, stringevano un micidiale coltello da caccia con il quale sono stati colpiti per più di settanta volte, con una violenza inaudita, i corpi di due innocenti: Daniele De Santis, 33enne di Lecce, e la fidanzata Eleonora Manta, 30, di Seclì.Proprio quelle mani che da bambino erano intrecciate alle sue, di mamma, per essere guidate e che, diventate grandi, era convinta sarebbero servite ad aiutare il prossimo, vista l’aspirazione del suo Antonio di diventare infermiere, proprio quelle mani si sarebbero invece riempite di sangue.Nessuno, inclusi gli inquirenti, riesce ancora a comprendere cosa abbia alimentato una tale malvagità in un giovane studente di 21 anni, ritenuto da chi lo conosceva ben educato, riservato, diligente, che ha portato alla distruzione di due vite e delle loro famiglie.Lo stesso assassino, durante la confessione, non ha saputo spiegare il perché della mattanza: ha dichiarato di non aver mai avuto problemi con la coppia con la quale aveva convissuto, ma di aver covato rabbia e di essere stato forse invidioso della loro relazione, perché lui era sempre così solo.Ma una ragione non riesce a farsela soprattutto la famiglia di De Marco, umile e molto stimata a Casarano, dove vive, da considerarsi la terza vittima in una storia che toglie il fiato. Il padre falegname, la sorella maggiore catechista, la mamma casalinga, da giorni sono trincerati in casa, in compagnia di un assordante silenzio.Mai la madre poteva immaginare di aver portato in grembo un futuro spietato assassino e non si dà pace. Ed è proprio lei che ha deciso di dare voce al suo dramma e di parlare ai parenti di Eleonora e Daniele attraverso una lettera che pubblichiamo, di seguito, integralmente.
“Vi chiedo scusa!C’è sicuramente una ragione se il legame tra madre e figlio non si spezza mai. Forse per i nove mesi durante i quali te lo senti dentro, o per quel cordone che ancora lo lega a te quando viene alla luce, oppure per quel dolore forte e intenso, che soffri nel metterlo al mondo.Un dolore che non dimentichi e che a volte ritorna…così come è certamente ritornato in voi, mille e mille volte più forte e più atroce, così come si è ripresentato in me, anche se in misura non paragonabile con il vostro, quando ho appreso che era stato mio figlio a strappare anche i vostri cuori.Vi chiedo scusa per ciò che ha fatto Antonio, anche se mi rendo conto che sia davvero poca cosa, rispetto alla terribile ferita che vi è stata inflitta.E vi chiedo ancora scusa per la mia presunzione, perché quando ho appreso del vostro dramma, ed ancora non sapevo che era stato causato da mio figlio, ho creduto di poter comprendere il vostro dolore di madri, ma non era così. Solo ora che anche io, sia pure in maniera differente, provo quella stessa sofferenza, posso essere davvero consapevole del vostro dolore e condividerlo dentro di me.
“Risplenda ad essi la Luce perpetua”.
fonte lecceprima