Un rubinetto del lavandino utilizzato dal personale della Terapia intensiva neonatale per prendere l’acqua e darla ai piccoli – nel biberon anche mischiata con il latte – è la causa della morte di 4 bambini e di danni cerebrali permanenti per almeno altri 9 all’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona. È la conclusione della relazione sulla vicenda del batterio Citrobacter da parte della Commissione ispettiva dalla Regione Veneto dopo i 96 casi riscontrati tra i piccoli nati a partire dal 2018.
A renderlo noto il governatore del Veneto, Luca Zaia, che aveva fatto partire le indagini nominando un gruppo di esperti guidati dal professor Vincenzo Baldo, professore di Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Padova. La struttura era stata chiusa dopo l’inizio dell’ispezione ed è stata riaperta oggi, per ciò che riguarda il Punto nascite per i parti non a rischio, dopo una bonifica completa dei locali. La relazione della commissione sarà inoltrata alla Procura «e resa disponibile – annuncia Zaia – per l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona e per i familiari dei bambini colpiti dal batterio, in modo che possano conoscere gli esiti fin da subito».
Incrociando cartelle cliniche, protocolli e procedure, si è scoperto nel rubinetto della Terapia intensiva il pericolosissimò killer’ che ha veicolato il batterio, arrivato probabilmente dall’esterno e forse favorito dal non completo rispetto delle misure di igiene imposte al personale dei reparti ad alto rischio. La prima a denunciare l’accaduto era stata proprio una mamma, Francesca Frezza, che appresa la notizia dell’esito dell’inchiesta ha iniziato una protesta davanti all’ospedale. «Sono qui – spiega – perché l’autorevole commissione d’indagine nominata dal governatore Zaia conferma tutto quello a cui ho sempre pensato in questo lungo anno». Francesca tiene in mano la foto della figli, nata nell’ospedale veronese l’11 aprile 2019 e morta al Gaslini di Genova 7 mesi dopo,. «L’unica scelta forte e doverosa che andava fatta – sottolinea, chiamando in causa i sanitari veronesi – era di chiudere tutto subito e non aspettare due anni. La decisione è stata presa solo il 12 giugno, quando ho reso pubbliche le perizie medico legali che accertavano che mia figlia è morta per il Citrobacter».
Il Citrobacter, batterio che è stato la causa della morte di quattro bambini tra la fine del 2018 e quest’anno sarebbe stato assunto con il latte. L’intero reparto di Ostetricia – Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica – è stato riaperto oggi, dopo che il 12 giugno scorso il direttore generale dell’Aou veronese, Francesco Cobello, ne aveva disposto la chiusura, procedendo alla totale sanificazione degli spazi.
Fonte: Il Gazzettino