Sono rare le volte che mi ritrovo a rimpiangere qualcosa che la SM (sclerosi multipla) e la conseguente condizione di disabile mi hanno fatto perdere. Mi manca, per esempio, sciare sull’acqua che sapevo far bene oppure camminare sulla riva del mare perché mi piaceva da pazzi sguazzare con i piedi. Ma poco altro. Invece ora, per colpa di un fatto di cronaca, mi è venuta una voglia matta di ballare, e dire che non l’ho mai fatto con grande convinzione ma soprattutto non ho mai saputo farlo bene. Ecco, dopo aver visto il video della Tenente di Vascello (sopra) che inscena una coreografia durante il giuramento dei marinai della Scuola Sottoufficiali di Taranto sul ritmo ipnotico di una canzone strepitosa, Jerusalema del sudafricano Master KG con la cantante Nomcebo, un gospel del 2019 diventato ora un tormentone mondiale, (qui il bellissimo video ufficiale) mi è venuta una voglia matta di imparare i passi, di partecipare anche io a uno dei milioni di irresistibili challenge realizzati in tutto il mondo con persone di ogni colore e di ogni dove, con casalinghe, militari, bambini, bagnanti, ragazze, preti, frati, infermieri, vecchi, giovani, grassi, magri, e che fanno venir voglia di amare l’umanità intera (sotto, una delle tante coreogerafie).
Le parole del testo, in lingua venda (Sud Africa e Zimbabwe), sono incomprensibili ma il loro suono è amico, caldo, vicino, e quindi universale:
“Gerusalemme è la mia casa, guidami, portami con te non lasciarmi qui. Gerusalemme è la mia casa, guidami, portami con te, non lasciarmi qui. Il mio posto non è qui, il mio Regno non è qui, guidami portami con te” = “Jerusalema ikhaya lami /Ngilondoloze / Uhambe nami / Zungangishiyi lana / Jerusalema ikhaya lami / Ngilondoloze / Uhambe nami / Zungangishiyi lana / Ndawo yami ayikho lana / Mbuso wami awukho lana / Ngilondoloze / Zuhambe nami / Ndawo yami ayikho lana / Mbuso wami awukho lana /Ngilondoloze / Zuhambe nami / Ngilondoloze / Ngilondoloze / Ngilondoloze / Zungangishiyi lana …”
fonte Gazzeta dello Sport