Mario Placanica. Questo nome segna l’apoteosi della gogna mediatica. Carlo Giuliani, invece, segna l’ipocrisia di chi non riesce a chiamare le cose con il proprio nome.
Il primo, agnello sacrificale di una ideologia antipolizia, il secondo, simbolo di devastazione e delinquenza spacciato per martire, al quale addirittura, nel 2006, fu intitolata un’aula parlamentare, sede dell’ufficio di presidenza di Rifondazione Comunista, poi sparito dalla rappresentanza parlamentare insieme all’aula.
La vicenda di Carlo Giuliani la conosciamo tutti. Genova, 2001. I manifestanti no global scendono in piazza a manifestare, armati di molotov e con volto travisato. Devastano una intera città. Rompono tutto ciò che incontrano sul loro percorso, si accaniscono contro le forze dell’ordine impegnate in servizio di ordine pubblico.
Tra quei manifestanti c’era anche Carlo Giuliani che, al contrario di quanto scrive qualcuno, quella mattina non stava andando al mare, perché al mare non si va indossando un passamontagna e con un estintore.
Carlo Giuliano è in mezzo ai tafferugli quando afferra un estintore, già precedentemente scagliato contro le forze dell’ordine da un altro manifestante e lo lancia contro un Defender al cui interno vi erano due giovani Carabinieri: Mario Placanica e Filippo Cavataio.
Placanica, per difendersi, spara un colpo in aria che rimbalza e colpisce mortalmente Giuliani.
Quel giorno, 20 luglio 2001, morì Carlo Giuliani e morì anche la dignità del Carabiniere Mario Placanica.
La Procura di Genova aprì un procedimento nei confronti dei due carabinieri, con l’accusa di omicidio colposo. Nel 2003 Placanica fu prosciolto dall’accusa poiché agì per legittima difesa e fu riconosciuto l’uso legittimo delle armi, con una sentenza di non luogo a procedere per la presenza di cause di giustificazione che escludono la punibilità del fatto.
La famiglia Giuliani non crede alla versione dei militari e presenta un ricorso alla Corte di Strasburgo, ammesso nel 2007. I ricorrenti sostenevano che Giuliani fosse morto a causa di un uso eccessivo della forza, dunque quello del Carabiniere era ritenuto un abuso.
Nel 2009, arriva la pronuncia della Corte di Strasburgo che rigetta il ricorso e stabilisce che il Carabiniere Placanica agì per legittima difesa e che la sua fu una risposta a quello che ha percepito come un reale e imminente pericolo per la sua vita e per quella dei colleghi.
Presentata opposizione anche avverso questa sentenza, nel 2011 la CEDU ha assolto pienamente lo Stato Italiano, in quanto non vi è stata violazione dei diritti umani.
E’ stata dunque pienamente riconosciuta la legittimità delle azioni del Carabiniere Mario Placanica. Sentenze che, seppure in suo favore, non gli hanno mai più restituito la dignità perduta, acclamando agli occhi dell’opinione pubblica una verità tristemente distorta: quella che ha trasformato gli eroi in criminali e i criminali in eroi. A voi il giusto distinguo.